Giancarlo Tulliani, ora è possibile l'estradizione. Il clamoroso sospetto: "Ecco come potrebbe salvarsi"
Ore contate per Giancarlo Tulliani. Mercoledì il Senato ha dato il via libera alla ratifica dei trattati su estradizione e assistenza giudiziaria penale tra l'Italia e gli Emirati Arabi Uniti, un voto che di fatto "chiude" la latitanza del cognato di Gianfranco Fini che è imputato per riciclaggio internazionale insieme alla sorella Elisabetta Tulliani, al padre Sergio, al re delle slot Francesco Corallo e allo stesso ex presidente della Camera. Leggi anche: Fini a processo coi Tulliani, la prima pagina del Tempo. Come godono... La prima udienza del processo è prevista per il 30 novembre ma come ricorda il Tempo difficilmente, visti i tempi tecnici, Tulliani farà in tempo a tornare in Italia per essere in aula. Per far entrare in vigore il decreto infatti occorre che venga pubblicato entra 30 giorni sulla Gazzetta ufficiale, poi il Ministero della Giustizia dovrà rinnovare la richiesta di estradizione all'Emirato. Secondo il Tempo, però, ci potrebbe essere un ostacolo: "Sembra che manchi il deposito della ratifica del trattato di estradizione con l'Italia che il Governo emiratino aveva firmato già a febbraio del 2016. Senza di quella il ministero della Giustizia ha le mani legate". C'è un'altra "stranezza": "Per la richiesta di estradizione di Tulliani, inoltrata nei mesi scorsi dal dicastero di via Arenula su richiesta del Tribunale di Roma, gli Emirati Arabi non hanno mai chiesto chiarimenti, né dato cenni di risposta". Tulliani era finito in carcere il 2 novembre 2017 (e poi liberato su cauzione) perché aveva denunciato una troupe di Massimo Giletti e Non è l'Arena che lo stava "pedinando", rivelando però in questo modo alle autorità locali l'esistenza di un mandato di cattura internazionale a suo carico. "Se nel frattempo fosse rientrato in possesso del suo documento - conclude sibillino Il Tempo -, in linea teorica, il cognato di Fini potrebbe decidere di scappare in un altro Paese con cui l'Italia non ha firmato i trattati di estradizione, come Seychelles, Capo Verde, Cambogia, Nepal, Belize, Madagascar, Namibia".