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De Benedetti deve al Fisco 360 milioniMa per la Cassazione non c'è fretta

Carlo De Benedetti

Il conto di De Benedetti con il Fisco: la vicenda, tra Commissione tributaria e Corte suprema, si trascina da vent'anni. E sembra su un binario morto

Nicoletta Orlandi Posti
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La Cassazione, che ha bocciato il ricorso presentato da Fininvest sul Lodo Mondadori in tempi record, se la prende comoda quando si tratta de L'Espresso, società presieduta da Carlo De Benedetti. Il Giornale denuncia infatti che da un anno e quattro mesi, 485 giorni, pende il ricorso del gruppo dell'Ingegnere contro una sentenza della Commissione Tributaria del Lazio che lo condanna a pagare 225 milioni di euro (che possono diventare 360 con le imposte, le sanzioni, gli interessi e un'altra vertenza del ricorso) per la mancata dichiarazione di plusvalenze realizzate nell'ambito della quotazione in Borsa di Repubblica nel 1991. Ovviamente nel frattempo è stata ottenuta una sospensiva al pagamento.  I tempi medi - Due pesi e due misure, dunque. Anche se le statistiche 2012 della Cassazione infatti indicano in circa 36 mesi il tempo per avere soddisfazione sui ricorsi tributari, i tre anni sono ampiamente superati nel caso di De Benedetti, che tra Commissioni e Suprema Corte, si trascina da oltre ventanni. Cosa che non è avvenuta nella vicenda Berlusconi.  "I giudici della tributaria sono solo 24 e hanno un arretrato di 30mila cause alle quali ogni anno se ne aggiungono 9mila", si giustifica con il Giornale Giuseppe Marino, tributarista e cassazionista allievo di Livia Salvini, legale de l'Espresso nella vertenza.  "Probabile soccombenza" - Ma se questo è vero dal punto di vista tecnico, dal punto di vista politico è un'altra cosa. E lo abbiamo visto. In Cassazione, infatti, una causa procede speditamente se il relatore cui è affidata vi vede particolari motivi di urgenza o come la manifesta fondatezza o infondatezza del ricorso. Ma non è stato il caso del gruppo l'Espresso che, ovviamente, non ha fretta di pagare visto che nelle note al bilancio giudica come "probabile" e "possibile" la soccombenza della controversia. 

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