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Nuova tegola per Ingroia: il notaio dice no alla sua nomina in Regione

Da quando ha lasciato la toga, l'ex non ne imbrocca una. Dopo il fallimento politico e l'avvio claudicante della carriera d'avvocato, non potrà lavorare per il governatore Crocetta

Roberto Procaccini
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Neanche il commissario liquidatore può fare. Ad Antonio Ingroia, l'ex pm di Palermo artefice dell'inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia, non ne va bene neanche una. La nomina che Rosario Crocetta, governatore della Regione Sicilia, gli aveva fatto faticosamente avere è caduta sul più bello. Il notaio che avrebbe dovuto formalizzare la decisione del governo siciliano di chiudere Sicilia e-Servizi pone lo stop. "La liquidazione della società partecipata non può essere stabilita dal governatore - la motivazione - ma deve passare da una legge approvata dall'Ars". Tutto da rifare, quindi, anche per Ingroia, che a 10 mesi dall'abbandono della toga si trova ancora disoccupato. Praticamante archiviata l'esperienza politica (a meno che non si voglia considerare un'opportunità Azione Civile, movimento infinitesimale nato dalle ceneri dell'altrettanto minuta esperienza di Rivoluzione Civile), intrapresa con qualche affanno la carriera d'avvocato (e già con due provvedimenti disciplinari di censura sul groppone), per Antonio un incarico presso l'ente regionale governato dall'amico Crocetta era nua valida ciambella di salvataggio. Se ne riparla al prossimo giro, sempre che la fortuna gli arrida. 

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