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Il Cav scrive la prefazione del libroall'ex reginetta di "Uomini e donne"

Ylenia Citino

Yelenia Citino ha conosciuto il leader del Pdl durante gli incontri con i giovani del partito

Nicoletta Orlandi Posti
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Ylenia Citino, Silvio Berlusconi  l'ha conosciuta durante i suoi «incontri con i giovani del Popolo della Libertà». «E fin dal primo colloquio mi ha colpito il suo impegno di voler capire la politica», ricorda il Cavaliere. Una «sete di sapere» che in poco tempo, dopo la laurea con lode in giurisprudenza alla Luiss di Roma, porta Ylenia a collaborare con la commissione Difesa del Senato, allora presieduta da Gianpiero Cantoni, amico fraterno di Berlusconi, e con l'ufficio stampa del Pdl. Fino al passo indietro. Alla scelta, controcorrente, di lasciare via dell'Umiltà per trasferirsi sul piccolo schermo. Seduta sullo scranno di Uomini e donne, la trasmissione condotta da Maria De Filippi. Qualche comparsata, e Ylenia molla tutto un'altra volta. «Ho vinto un concorso che a novembre mi farà trasferire in Francia», annuncia ad ottobre dell'anno scorso sul suo blog. E che concorso: un posto all'Ena, la celebre scuola nazionale di amministrazione di Parigi grazie alla quale Citino è ammessa prima al servizio giuridico del consiglio dell'Unione europea, poi al gabinetto del prefetto della regione di Parigi-Ile de France. Un “esilio” dall'Italia terminato, seppur metaforicamente, le scorse settimane. Quando per Sperling&Kupfer è uscito il suo libro «Partiti a tutti i costi», 323 pagine (18 euro) per analizzare «il finanziamento dei partiti dal fascismo ad oggi». Con la prefazione, va da sé, di Berlusconi.  Quattro pagine in cui il Cav rilancia la proposta del Pdl di riformare i partiti politici: «Gli italiani che si dichiarano antipolitici, invece di rifiutarli, dovrebbero piuttosto puntare a cambiarli». Come? Innanzitutto abrogando «il sistema di finanziamento così come l'abbiamo conosciuto». Ci sono stati passi avanti, concede Berlusconi, «ma non basta. Le finanze pubbliche regionali e locali devono subire un esame senza indulgenze e si deve procedere all'abrogazione di ogni erogazione impropria e alla messa in opera di controlli indipendenti».  La nascita di Forza Italia, rivendica l'ex premier, «è la prova concreta che si può fare buona politica anche senza soldi pubblici». E per sconfiggere la nuova ondata di antipolitica, per Berlusconi «l'unico antidoto è lo stesso del '94: ricominciare a credere in un sogno, quello della rivoluzione liberale». È per questo che l'ex premier ha deciso di ritirare fuori le bandiere forziste. Un'operazione alla quale il Cavaliere intende aggiungere «quelle riforme della nostra architettura istituzionale» che da sempre sono il cavallo di battaglia del centrodestra: «L'elezione diretta del presidente della Repubblica, la riduzione del numero dei parlamentari con la fine del bicameralismo perfetto, l'attribuzione al presidente del consiglio della nomina e della revoca dei ministri e della decisione sull'uso del decreto legge, nuove norme per la composizione della Corte costituzionale e, infine, la riforma per «una giustizia imparziale». di Tommaso Montesano

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