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La Russa: "Io e Fini eravamo grandi amici. Si è autodistrutto"

Gianfranco Fini e Ignazio La Russa

L'ex colonnello di An replica al libro dell'ex presidente della Camera, ma ammette: "Avremmo dovuto batterci per chiedere che guidasse il Pdl e che Berlusconi facesse solo il premier"

Nicoletta Orlandi Posti
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"Io avrei potuto seguire Gianfranco se avesse rotto con Berlusconi su posizioni di destra, da destra, e non con quella tragica deriva centrista, che la sinistra addirittura salutava con tutti gli onori, in visibilio". Ignazio La Russa commenta con grande amarezza i passaggi dell'ultimo libro di Gianfranco Fini in cui l'ex presidente della Camera ricorda quando lo abbia fatto soffrire il voltafaccia di alcuni dirigenti provenienti da An, a cominciare proprio da La Russa. "Ero molto legato a lui, eravamo grandi amici e ho provato un estremo dolore", ammette l'ex colonnello di Alleanza Nazionale in una intervista sul Corriere della Sera. "Gli sconsigliai con forza di andarsene: gli dissi che, al contrario, avrebbe potuto e dovuto mettersi alla guida di un correntone interno. Lui però era determinato". "Il rimpianto c'è", continua. "Fini poteva essere il leader di un grande centrodestra e invece ha deciso di autodistruggersi".  La Russa fa comunque autocritica: "Lui era il capo, ma anche noi, e dico tutti quelli che gli stavamo accanto, quando portammo An dentro il Pdl, commettemmo due errori: non fummo abbastanza scaltri da farci dare sufficienti garanzie e fummo miopi nel prevedere le possibili conseguenze che ciò avrebbe comportato". "Con il senno del poi", conclude l'onorevole di Fratelli d'Italia, "forse avremmo dovuto batterci per chiedere che Fini  guidasse il Pdl dalla segreteria e che a Berlusconi, con il suo consenso, fosse destinata solo la poltrona da premier".

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