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Per Benigni i soldi non finiscono maiGli arrivano pure 6mila euro di condono

Il comico aveva pagato 471 mila euro per la sanatoria 2002 e una parte gli è tornata indietro. Il suo reddito annuo è di 1,5 milioni

Matteo Legnani
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Roberto Benigni e sua moglie Nicoletta Braschi si saranno fatti grasse risate, e non perché in tv veniva trasmessa una vecchia pellicola del comico. Il postino ha infatti portato una vera sorpresa a casa loro: un assegno da 6 mila euro. Firmato dal fisco italiano. Non succede quasi mai, figurarsi di questi tempi. E il caso Benigni è più unico che raro: quella piccola somma torna indietro dopo molti anni, ed è legata ai condoni fiscali di Giulio Tremonti degli anni 2002 e 2003. Vi aderì la società di produzione  controllata paritariamente dalla coppia Benigni-Braschi, la Melampo cinematografica. E ora si scopre che per evitare qualsiasi contestazione sul passato aveva pagato più del dovuto: per questo sono tornati indietro quei 6 mila euro. Per quei condoni ancora oggi il fisco è a caccia di soldi promessi e non versati, perché non pochi pagarono la prima rata sospendendo le azioni esecutive del fisco e poi non versarono il resto.  Oggi è più facile che bussi alla porta l'ufficiale giudiziario con atto di pignoramento piuttosto che il postino con lettere che restituiscono i soldi versati. Da stappare champagne. Anche se la Melampo non aveva versato poco per quei condoni. Nel solo 2002 sul primo firmato da Tremonti aveva aderito al tombale per più di 315 mila euro. Per quello dell'anno dopo che chiudeva il contenzioso anche nel periodo successivo, altri 155.780 euro. In tutto 471.284 euro, e 6 mila sono tornati indietro.  Non è la sola bella notizia contenuta nell'ultimo bilancio della Melampo cinematografica. Perché se l'anno del governo di Mario Monti per molti italiani non sarà da ricordare per la grande ricchezza distribuita, per i Benigni invece è stato fra gli anni d'oro. Tanto è che si è chiuso  dopo avere pagato imposte correnti per 764.085 euro, con un utile di 1,15 milioni di euro doppio rispetto all'anno precedente (era stato di 569 mila euro).  Ma in casa Benigni sono arrivati ben altri introiti, più che sufficienti per affrontare la grande crisi economica in corso. Nel bilancio sotto la voce «operazioni con parti correlate», si segnala infatti che «la società ha corrisposto un compenso pari a 300 mila euro a titolo di prestazione artistica al socio Roberto Benigni». Che ha incassato inoltre 54 mila euro di affitto essendo il padrone di casa delle mura dentro cui la Melampo ha la sede legale ed operativa. Ma non basta: nel capitolo di bilancio sul patrimonio netto si segnala «un decremento a seguito della distribuzione di utili, prelevati dalle riserve disponibili, per euro 3.000.000». Essendo due soli i soci al 50% ciascuno, sia Benigni che la Braschi hanno quindi ricevuto 1,5 milioni di euro a testa. In casa Benigni dunque nell'anno della grande crisi sono arrivati dalla Malampo oltre 4,5 milioni di euro, più i 6 mila del fisco italiano. Non male.  D'altra parte pure il fatturato della Melampo è stato di tutto riguardo: 5,6 milioni di euro. Gli incassi sono dovuti per 1,448 milioni allo «sfruttamento e vendita diritti di proprietà», e quindi per i dividendi che ancora arrivano dai film girati in passato. Poi per 1,335 milioni di euro dalla «realizzazione spettacoli dal vivo», e quindi in parte anche per i recital sui «Tradimenti» della Braschi. Infine sono contabilizzati 2,871 milioni a dicembre per il recital sulla Costituzione italiana. Ma non è detto che c'entri la Melampo. Che invece ha girato a Firenze il «Tutto Dante», comprato dalla Rai per trasmetterlo nel 2013. È probabile che la somma si riferisca a quella produzione. Per cui sono contabilizzati i costi:  652.660 euro di spese sostenute per le riprese televisive dello spettacolo Dante Firenze: 9 puntate sulle 12 poi consegnate. di Franco Bechis

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