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Riotta discetta sul DatagateLo Snowden-boy però lo cazziaE Gianni insulta una collega

Gianni Riotta

L'ex direttore del Tg1: "Il vostro non è giornalismo". Greenwald dagli Usa lo sbertuccia. Lui risponde. Ma interviene la firma dell'Espresso: è rissa

Roberto Procaccini
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Magra figura per Gianni Riotta: si cimenta in un pezzo sulla libertà d'informazione nella civiltà tecnologica, e si ritrova a dare, in maniera molto sottile, della "donna di facili costumi" a una collega de l'Espresso dopo essere stato sbugiardato da un giornalista dall'altro capo del mondo. L'articolo della discordia è un editoriale dove Il "columnist" de la Stampa si prende la briga di discettare di trasparenza online, Wikileaks ed esigenze di sicurezza. Riotta si mette nelle vesti dell'uomo d'ordine, sostenendo che i controlli sul web ci vogliano, a patto che gli utenti sappiano a che cosa vanno incontro. Ma non è qui il problema. Il pomo della discordia sono i termini in cui l'ex direttore del Tg1 parla di Edward Snowden e Glenn Greenwald, i due "eroi" della fuga di informazioni Datagate. Ecco, di loro Riotta scrive che lavorano "senza le precauzioni giornalistiche old media dei quotidiani, considerate obsolete", con una filosofia "condivisa dall'ex agente Kgb Putin", che è "opposta a quella del giornalismo professionale, senza controllo delle fonti" e "analisi delle conseguenze che la pubblicazione comporta", per esempio sull'antiterrorismo". Dilettanti allo sbaraglio, insomma. Le polemica - Quelle di Riotta sono accuse pesanti, considerato che Greenwald (al quale viene imputato anche un recente accordo commerciale col fondatore di E-Bay per la pubblicazione dei cablogrammi) è un giornalista. Per di più ha lavorato con il Guardian, prestigioso quotidiano inglese, mica con il gazzettino del quartiere. Allora sulla piazza virtuale di Twitter capita che Stefania Maurizi, giornalista de l'Espresso che dal 2009 si interessa delle fughe di informazioni nell'amministrazione Usa, bolli l'editoriale come "nonsense", coinvolgendo Greenwald nella discussione. "E' normale per questo giornale (la Stampa, ndr) pubblicare roba tanto avventata e palesemente falsa? - cinguetta il giornalista offeso. Poi scarica palle incatenate contro Riotta -. Tutto quello che dici su come pubblichiamo è falso al 100 per cento, complete fabbricazioni. Sei tu l'opposto del giornalismo". La polemica ci mette poco ad avvampare e Riotta, sotto il fuoco incrociato, perde il controllo fino a definire la Maurizi, senza però citarla, una "groupie" di Greenwald. Non proprio un complimento. Groupie, infatti, è un modo per definire le ragazze che seguono le band rock in tournèe, prestandosi al sollazzo delle star della musica.

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