Renzi opportunista:ecco i sondaggi che gli fanno dire no all'amnistia
A dicembre il sindaco di Firenze aveva sottoscritto l'appello di Pannella per l'atto di clemenza. Ora ci ha ripensato
Matteo Renzi non è un uomo di principi o di idee. Matteo Renzi è un'opportunista. Si moltiplicano le critiche dei detrattori nei confronti del sindaco di Firenze in corsa per il Nazareno. Ma forse un fondo di realtà c'è nei commenti pochi lusinghieri di chi rinfaccia all'ambizioso primo cittadino di non saper dettare la linea, ma di seguire la massa per aumentare i suoi consensi. Come nel caso dell'amnistia. Correva l'anno 2005, quando Renzi, allora presidente della Provincia di Firenze, prendeva nettamente posizione a favore di un provvedimento di amnistia. “Aderisco, allora, alla battaglia di Pannella per l'amnistia, impegno morale, civile sociale della comunità italiana“, scriveva. Non solo. Renzi a dicembre scorso sottoscrisse l'appello a sostegno dello sciopero della sete per l'amnistia di Marco Pannella. In sei mesi però ha cambiato idea: cosa è successo? Cosa è accaduto per fargli pronunciare parole come quelle di Bari? Perchè Renzi ha detto che ”affrontare oggi il tema dell'amnistia e dell'indulto è un clamoroso autogol"?. Occhio ai sondaggi - E' successo che nel frattempo sono usciti i sondaggi su come la pensano gli italiani sul tema della clemenza. Secondo la rilevazione di Ipso per il Corriere, infatti il 71% degli italiani è contrario a amnistia e indulto e Renzi con il pragmatismo che gli è proprio ha scelto da che parte stare. L'obiettivo è di conquistare consensi non solo tra i democratici (il 67% degli elettori del Pd non sono d'accordo con gli atti di clemenza auspicati dal Colle), ma anche tra i grillini (il 75% ha detto no all'amnistia e indulto) e tra quei 7 azzurri su 10 che, a sorpresa, reputano la clemenza una sciocchezza. Doppia poltrona - Renzi si è fatto bene i suoi conti: cavalcando il malcontento degli italiani è quasi certo che riuscirà ad ottenere la segreteria del suo partito e chissà, forse anche, la candidatura a premier. Di certo c'è che l'ultimo sondaggio realizzato dalla Ipr marketing per il Tg3 gli dà una vittoria piena alle primarie del Pd: avrebbe il 63% dei voti, lasciando Gianni Cuperlo indietro, al 17%. Gli altri due sfidanti, Civati e Pittella, otterrebbero appena il 10%. Se le cose non andranno poi come Renzi spera c'è sempre lo scranno da primo cittadino a Firenze. Lui, che ha sempre contestato i doppi incarichi, si ricandida sindaco. Non si sa mai.