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Befera: "Guadagno 304mila euro, più di Obama, ma non mi sento ricco"

Attilio Befera

Lo sceriffo delle tasse poi ammette: "C'è anche chi evade le tasse per sopravvivere"

Nicoletta Orlandi Posti
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Con meno tasse ci sarebbe meno evasione. Il presidente di Equitalia, Attilio Befera, che già nei giorni scorsi al salone della Nautica di Genova aveva già ammesso l'eccessiva pressione fiscale nel nostro Paese, ne è convinto. Ma questo non può essere una giustificazione a non pagare: "Che l'evasore sia un parassita nella socieà rispetto a chi paga le imposte è un dato di fatto", ha detto a Giovanni Minoli che lo intervistava per Radio 24 nel programma 'Faccia a faccia'.  "Siamo un popolo in cui evasione fa ancora parte di una cultura e bisogna cambiarla", puntualizza lo sceriffo dell'Erario. "Bisogna insegnare agli italiani, specialmente alle nuove generazioni, che evedere non è furbizia". Per Befera "se non ci fosse Equitalia non le pagherebbe nessuno". Anzi, dice: "vorrei un aggiornamento di quei 100 miliardi di euro" di cui si parla sempre, "mi pare che qualcosa l'abbiamo recuperato, è stata abbattuta la forbice tra il reddito percepito e il reddito dichiarato".  Lo spot contro la pressione fiscale - Befera non eslcude che possa esistere l'evasione da "sopravvivenza" come affermato nei mesi scorsi dal viceministro dell'Economia, Stefano Fassina: "Penso di sì, anche se non so bene, non essendo un evasore". Nell'intervista a Radio 24, il presidente di Equitalia non si sottrae alle domande più personali. Dice di guadagnare quanto il primo presidente della Corte di Cassazione e quindi 304.000 euro l'anno. A Minoli che gli fa notare che Obama guadagna meno, Befera risponde: "Non so quanto guadagna Obama". E alla domanda se si senta ricco, risponde "No". Del resto al netto delle tasse, nelle sue tasche rimangono poco più che 150 mila euro l'anno: questo sì che è un bello spot contro la pressione fiscale. Befera, che oltre ad essere direttore dell'Agenzia delle Entrate è anche il presidente di Equitalia, ammette di camminare "scortato" ma le eventuali paure "devono essere gestite". Minoli gli ha chiesto anche delle case: sono solo due, una a Roma e una in Abruzzo; la prima comprata con il 17% di sconto come tutti gli inquilini del palazzo. 

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