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Facci contro Stefano Feltri e il suo articolo "mediamente scemo"

Filippo Facci visto dal nostro Vasinca

Feltri (Stefano) del quotidiano vicediretto di Travaglio scrive un articolo "mediamente scemo" su Vedrò. E non si accorge di far parte della lobby...

Andrea Tempestini
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Ogni tanto esce un articolo mediamente scemo dedicato a Vedrò, convention annuale fondata da Enrico Letta e che ogni anno (tranne questo) riunisce sulle rive del Garda frotte di politici, imprenditori, giornalisti e gente varia. Una senatrice grillina parlò addirittura di una «lobby che è salita al potere» con «ben sette personalità trasversali del governo» e tra queste Passera, Carfagna, Serracchiani, Renzi, Tosi, De Magistris ed Emiliano, «con l'illustre partecipazione del figlio del presidente della Repubblica e tanti giornalisti come Curto (sic) Maltese, Facci, Parenzo e Cruciani, tutti impegnati in un disegno politico che ci inquieta». Quale? «Privilegiare gas e idrocarburi». Eh sì. Ieri invece è toccato a Stefano Feltri del Fatto Quotidiano, che ha scritto di «nuova maggioranza di Vedrò» basata sul «metodo Vedrò» e cioè su un «network di politici amici» che è «nuova base delle larghe intese». Le prove? Beh, Alfano a Vedrò è di casa, Nunzia De Girolamo e Francesco Boccia si sono conosciutì lì, e poi Letta ha portato a Palazzo Chigi buona parte dello staff organizzativo. Così Stefano Feltri, che forse avrebbe potuto aggiungere, di passaggio, altri inquietanti lobbisti come Enrico Bertolino, Andrea Camilleri, Cristiana Capotondi, Luca Carboni, Cesare Prandelli e Jury Chechi. Non solo. Stefano Feltri, se scorresse l'elenco degli appartenenti al network di Vedrò, che è online, scoprirebbe un altro inquietante nominativo: Stefano Feltri. di Filippo Facci @FilippoFacci

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