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Formigoni scaricato da Cl:la faida azzurra in Lombardia

Rissa tra colombe. L'ex governatore ore è pronto allo strappo con il "falco" Mantovani". Ma l'ala cattolica si schiera col vecchio rivale, Lupi

Andrea Tempestini
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Nella mappa politica del centrodestra non ci sono solo falchi e colombe. Queste ultime infatti si differenzierebbero in “colombe colombe” e “falchi colombe”, in quella che in maniera più chiara sarebbe la riproposizione della rivalità tra due ciellini doc, Maurizio Lupi e Roberto Formigoni.  In pratica il primo, Lupi, è quello che può di tutti nello schieramento moderato sta cercando di trovare la sintesi con Berlusconi e i suoi fedelissimi per salvaguardare l'unità del partito. Al contrario Formigoni sarebbe quello più deciso nel proseguire sulla via dello strappo. La vecchia rivalità tra i due però non impedisce loro, almeno in questo momento, di trovarsi d'accordo sul “piano B”. Se Berlusconi dovesse decidere di affidare la nuova Forza Italia ai falchi, infatti, ecco che entrambi i ciellini sarebbero pronti a fare fronte comune per andare alla conta prima e alla formazione di un nuovo soggetto politico poi.  Inevitabilmente questa situazione di grande incertezza non poteva non riverberarsi anche sulla Lombardia. Qui le posizioni sono un po' meno definite rispetto al palcoscenico romano ed è difficile trovare consiglieri desiderosi di parlare dell'argomento. Le bocche sono cucite: ricordando il passo falso commesso solo qualche mese fa con l'outing pro-Albertini, sono in tanti ad aver scelto il basso profilo. Almeno per ora. Le fibrillazioni interne però non mancano, come testimonia la vicenda della riforma Aler e il botta e risposta tra il capogruppo Parolini e il consigliere Altitonante che raccontiamo a parte.  In questo scenario come si pongono i big moderati lombardi? Ad una prima analisi sembrerebbe che i ciellini si stiano silenziosamente schierando sulle posizioni di Maurizio Lupi, mettendo Formigoni in un simbolico angolino. Anche in questo caso non ci sono posizioni ufficiali, ma gli appello che in queste ore i vari Raffaele Cattaneo, Stefano Carugo e Mauro Parolini, hanno fatto in nome dell'unità del partito, fanno pensare che in Lombardia sia proprio la linea soft del ministro Lupi a prevalere su quella più dura di Roberto Formigoni. C'è poi anche un'altra scuola di pensiero che vorrebbe una faida interna nella Cl lombarda per la leadership della corrente. E tra i frondisti ci sarebbero anche alcuni funzionari di primo piano pronti al riposizionamento.  Tra le colombe però ci sono poi posizioni più esplicite come quella di Giulio Gallera che in un'intervista ad «affaritaliani.it» ha ribadito  le critiche per la gestione del partito e lamentato uno scollamento tra giunta e consiglio regionale: «Ci sono intere partite nelle quali non siamo protagonisti, dal tema della sanità alla fusione di Trenord, dai trasporti al commercio. Manca protagonismo nel Popolo della Libertà - spiega ancora il consigliere regionale -. Poi devo dire che c'è un grave scollamento tra la delegazione di giunta e il gruppo consigliare. I rapporti sono inesistenti, le delibere vengono viste dal gruppo una volta approvate dalla giunta. E questo avviene sempre, a partire della riforma del commercio. C'è bisogno di un cambio di passo». Parole che certo non hanno fatto piacere al coordinatore regionale Mario mantovani, impegnato in questi giorni a tenere unite le due anime del partito. di Fabio Rubini

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