Decadenza, Ulisse Di Giacomo: l'uomo che vuole il seggio di Berlusconi al Senato
Medico, assessore alla Sanità, coordinatore del Pdl in Molise, il primo dei non eletti sogna lo scranno di Silvio: "La legge va rispettata"
La Giunta per le elezioni si è riunita per decidere sulla decedenza da palazzo Madama di Silvio Berlusconi. Se il Cav dovesse decadere il suo scranno andrebbe ad Ulisse Di Giacomo, il primo dei non eletti del Pdl alle scorse elezioni di febbraio. In Assemblea, in Giunta, questa mattina, erano presenti anche i suoi legali. Di Giacomo a quanto pare non ha nessuna intenzione di rinunciare al seggio. Più che una "colomba", Di Giacomo sembra un "avvoltoio". In un'intervista al Messagero afferma: "Vedremo. Io attendo ancora che qualcuno mi interpelli per sapere quali sono le mie intenzioni. Ma negli ultimi due mesi non ho compreso né condiviso il percorso del Pdl, né le posizioni estremistiche che non fanno parte del nostro dna". Poi ha aggiunto che appoggerà senza se e senza ma il governo Letta: "Faccio il tifo per lui" ha spiegato. Insomma Di Giacomo è lettiano, appoggia Alfano e vuole far fuori il Cav. I suoi legali hanno dichiarato durante la seduta: "La legge vale per tutti...". Una dichiarazione che ha suscitato malumori soprattutto tra i fedelissimi del Cav. Ma Di Giacomo assapora già diaria, indennità e benefit da parlamentare. In tribuinale per difendere Silvio - Eppure qualche mese fa, proprio quando tutto il Pdl manifestava davanti al palazzo di Giustizia di Milano per difendere il Cav dall'assedio delle toghe, sui gradini c'era anche lui, Ulisse Di Giacomo. L'11 marzo scorso infatti il Cav non aveva scelto ancora il suo seggio per palazzo Madama. E il buon Di Giacomo sperava di avere la poltrona al Senato. Ma pochi giorni dopo, nonostnte quel lungo viaggio dal Molise a Milano per sostenere la battaglia contro le toghe di Silvio, Berlusconi scelse di prendere in Molise il suo seggio per palazzo Madama. Facendo fuori proprio Di Giacomo. Da lì comincia probabilmente la "lunga vendetta" dell'azzurro molisano. Chi è Di Giacomo - Ma chi è Ulisse Di Giacomo, il probabile sostituto di Berlusconi? Nato a Carovilli in Molise, l'1 ottobre del 1950, ha speso tutta la sua carriera da politico nella sanità. Medico, è stato anche assessore alla Sanità della Regione Molise dal novembre 2006 al giugno 2008 per Forza Italia. Eletto senatore nelle file del PDL alle politiche del 2008, è componente della Commissione Sanità. Ex coordinatore regionale del Popolo della Libertà. Alle elezioni politiche del 2013 risulta il primo dei non eletti del Popolo della libertà in Molise, dietro Silvio Berlusconi. Ruolo scomodo, questo che lo mette in difficoltà. Insomma lui, potrebbe essere uno dei pochi azzurri a "godere" per la decadenza di Silvio. Ulisse l'alfaniano - Nelle scorse settimane, quando la Giunta preparava il calendario per discutere la decadenza del Cav su facebook si è portato avanti col lavoro, anticipando già gli elogi per il "delfino" Alfano: "Il Pdl è morto. Quello che è rimasto è un gesto di irresponsabilità ai limiti dell'eversione. Serve qualcosa di nuovo. Non aderirò a Forza Italia, resto nel campo dei moderati". Gli eventi degli ultimi giorni sembrano confermare le "ambizioni" di Di Giacomo. Ma "Ulisse" vuole la morte dei Proci. E così non ha perso tempo e ha presentato, lo scorso 30 settembre, una memoria in Giunta per contestare "l'indegna permanenza di Berlusconi in Senato": "Quello che ha deciso il legislatore è semplicemente di stabilire - recita la memoria - che chi ha scelto di effettuare una frode fiscale ed è stato condannato a scontare 4 anni di carcere non ha i requisiti morali che sono necessari per sedere in Parlamento e che chi ha scelto di effettuare una frode fiscale ed è stato condannato a scontare 4 anni di carcere non ha i requisiti morali che sono necessari per partecipare alla formazione delle leggi che tutti i cittadini devono rispettare”. Parole al veleno. Va bene che Ulisse nella memoria omerica è astuto, ma di certo non è crudele. Ulisse Di Giacomo invece appare spietato. E' pronto a tutto pur di far fuori il leader del suo partito per "papparsi" la poltrona. di Ignazio Stagno e Luciano Capone