Capriola Moretti: occhi dolci a Matteo
L'ex portavoce di Bersani guarda al sindaco, ma non dice per chi voterà al congresso. Non si sa mai...
Apprendiamo con sgomento che Alessandra Moretti, volto angelico del Pd, tra un bagnetto e l'altro in compagnia di Massimo Giletti con cui finire sui giornali di gossip ha pure il tempo di concedere interviste ai quotidiani. Giusto quattro domande, eh, poche battute mentre si friziona con l'asciugamano, poi via a giocherellare con il nuovo amico. La breve conversazione uscita sulla Stampa di ieri, tuttavia, è sufficiente a renderci edotti del Moretti-pensiero. E il pensiero, in sé, sarebbe già una notizia. Intanto, Alessandra ricorda a chi non lo sapesse (praticamente tutti gli italiani tranne lei) la sua appartenenza al gruppo dei «non allineati». Il nome si ispira con tutta evidenza al movimento dei Paesi non allineati al tempo della Guerra, di cui facevano parte, tra gli altri, l'Oman e il Turkmenistan. Ecco, se volete farvi un'idea di quanto conti la Moretti nell'attuale scenario politico, pensate intensamente al Turkmenistan. Nonostante il suo non allineamento, la nostra appare piuttosto battagliera, tanto da rifilare un paio di mazzate a qualche suo collega di partito. La Moretti furiosa stigmatizza i «riposizionamenti di questi ultimi giorni: niente di nuovo, i soliti tentativi di proteggersi e di riciclarsi». Con chi ce l'ha? Presto detto: «Franceschini fino a pochi mesi fa aveva idee molto diverse… Mi sembrano tentativi di autoconservazione del posto senza parlare mai di progetti e contenuti». Ecco, supponiamo per un momento che la Moretti stia parlando sul serio. Questa se la prende con chi, nel Partito Democratico, tenta di riciclarsi. Attacca Dario Franceschini, che equivale a sparare su un'ambulanza. Come barzelletta è piuttosto divertente. Perché Alessandra Moretti, fino a qualche tempo fa illustre sconosciuta, è salita alla ribalta come portavoce di Pier Luigi Bersani, facendosi notare fra l'altro per la spropositata quantità di gaffe che infilava in ogni apparizione televisiva. Per darvi un'idea di quanto fosse sobrio e critico il suo appoggio a Bersani, è utile citare una frase che pronunciò nel novembre 2012. Disse, testuale: «Bersani da giovane era bello come Cary Grant». Già ci stupiamo che una capace di pronunciare una frase del genere goda ancora dei diritti civili. Ma, soprattutto, restiamo impressionati davanti alla sua faccia tosta. La devota bersaniana che venerava il suo leader come un dio, in capo a qualche mese si è tramutata in una fan di Matteo Renzi, consumando il più clamoroso tradimento della storia politica recente. Dopo averne diffuso il verbo in ogni trasmissione televisiva, la Moretti ha rifilato a Bersani un elegante calcio in culo. Prima ha votato scheda bianca al momento di eleggere Franco Marini alla presidenza della Repubblica. Poi ha preso totalmente le distanze dal suo ex datore di lavoro, schierandosi col suo più acerrimo nemico, cioè il sedicente sindaco di Firenze. Da allora, Bersani si fa fotografare nei bar in compagnia di una birra media. E non è una Moretti. Ma non è finita qui. La cronista della Stampa, nella breve conversazione, fa notare alla Moretti che se, al congresso del Pd, dovesse votare Renzi, su di lei pioverebbero critiche (apprezziamo l'uso dell'eufemismo). Risposta di Alessandra: «Certo, lo so, ma io farò una scelta condividendola e approfondendola con il gruppo dei non allineati. Elaboreremo una sorta di manifesto e chiederemo un incontro con i candidati per parlare dei vari temi». Insomma, il Turkmenistan è pronto a incontrare l'Oman per elaborare un interessantissimo documento programmatico. Elettrizzante. Non paga, la Moretti ci tiene a fornire ai lettori i suoi giudizi sui candidati alla segreteria del Pd. «Ho simpatia per tutti i candidati», dice. Già, visto che non si sa chi vincerà, tanto vale sviolinarseli tutti subito. Fosse in lizza pure Charles Manson, avrebbe parole gentili anche per lui. «Civati è un giovane capace», dice la Moretti trattenendo le risate, «Cuperlo un intellettuale, Renzi una forza dirompente». Ah, parliamo di Renzi. La giornalista della Stampa fa notare che, alle primarie, la Moretti ebbe più di un attrito con il rottamatore. «Assolutamente», risponde lei, mentre la sua faccia si tramuta in bronzo, «ma quando ti scontri su idee e contenuti e non sul piano personale, alla fine acquisisci una grande stima reciproca». Ah, quindi si sono scontrati su idee e contenuti. Ma bravi. Infatti, lo scorso ottobre, la Moretti dichiarò che Renzi è «come Berlusconi» e cioè «primadonna, egocentrico e maschilista». Però sul piano personale non c'era nulla, eh. Era un dibattito sulle idee da cui hanno acquisito grande stima reciproca. Beh, per ottenere ancora più stima la Moretti poteva rigare la macchina di Renzi e tagliargli tutte le rose del prato di casa. Il sedicente sindaco avrebbe sicuramente apprezzato i suoi contenuti. A questo punto, non resta che attendere il voto della Moretti al congresso del Pd. Tutto il mondo è in attesa di sapere chi sceglieranno lei e i non allineati. Sicuramente sarà una decisione coerente. Per esempio, potrebbero votare Silvio Berlusconi. Il quale, da giovane, era bello come Cary Grant. Lo so perché me lo ha detto Alessandra Moretti, una fedele alle proprie idee. E che abbia delle idee, beh, scusate, mi sembra una notizia. volto (quasi) nuovo Alessandra Moretti è salita alla ribalta come portavoce di Pier Luigi Bersani, ma poi ha votato scheda bianca al momento di eleggere Franco Marini, voluto da Bersani, alla presidenza della Repubblica. di Francesco Borgonovo