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Travaglio ha un sogno: "Governo Pd-M5S, Rodotà premier, patrimoniale, niente Tav e manette agli evasori

Travaglio, vicedirettore del

Il vicedirettore del Fatto: "Macchè grillipoti e aperturisti. Ha senso solo un esecutivo alla luce del sole, che parta dal voto subito sulla decadenza del Cav"

Giulio Bucchi
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Marco Travaglio ha fatto un sogno: un "governo di scopo" tra Pd e Movimento 5 Stelle, con personalità "terze" come premier. Zagrebelsky, Rodotà, Settis. E un programma snello ed essenziale: "riforma elettorale, conflitto d'interessi, anticorruzione con falso in bilancio, autoriciclaggio, manette (vere) agli evasori, patrimoniale, annullamento delle spese inutili tipo Tav Torino-Lione ed F-35, reddito minimo di cittadinanza o qualcosa che gli somigli". "Poche cose - scrive il vicedirettore del Fatto quotidiano nel suo editoriale domenicale -, fra quelle urgenti e fattibili". Il punto d'incontro, presupposto inevitabile per un'alleanza tra dem e grillini, è naturalmente "un voto immediato sulla decadenza di B.". Travaglio ci crede davvero, e pazienza se su alcuni punti (Tav, F-35, riforma elettorale, per esempio) rischierebbero di cadere anche maggioranze bulgare in Parlamento. Figurarsi un esecutivo rattopattissimo ed esposto ai maldipancia ora dei dem antagonisti, ora dei dem margheritini, ora dei grillini a seconda di come si sveglia Beppe Grillo. Ma il vicedirettore non se ne cura e sogna. Un'Italia senza Berlusconi vale tutto, anche se, spiega Travaglio, per ora, visto che il Pd non ha alcuna intenzione di dialogare con i 5 Stelle, parlare di fuoriusciti grillini, grillipoti e "aperturisti" è roba buona "solo sulla carta. Igienica". Un po' come un governo Pd-5 Stelle.

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