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Trava, il figlio rapper di Marco Travaglio

Si fa chiamare "Trava", ha 18 anni. Speriamo che il paroliere non sia lo stesso di papà, l'ex pm prezzemolino

Lucia Esposito
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Il momento, prima o poi, sarebbe arrivato. Lo sapeva di sicuro anche lo stesso Marco Travaglio che già da qualche anno sente canticchiare suo figlio Alessandro tra i corridoi di casa. Adesso Trava, il figlio 18enne del fustigatore per eccellenza, ha lanciato il suo primo video e non ha paura di mettere in mostra tutta la sua abilità nel rappare. Che spettacolo: velocità, ritmo e quel pizzico di ribellione che fa del rap la musica da strada e dei rapper i re delle città.  "Da Torino in giù" - Pesca nella tradizione musicale italiana, Trava, e non ha paura di citare, a modo suo, un'icona pop come Raffaella Carrà: "Com'è bello rappare da Torino", dice, e sullo sfondo corrono veloci le immagini della città sabauda. Lui, teenager con enorme voglia di fare, mette al loro posto gli haters prima che qualcuno di loro possa attaccarlo e canta con un ritmo degno del miglior Fabri Fibra. La fama del papà? Nessuna paura perché, alla fine, ognuno segue la sua strada, soprattutto a 18 anni. Si fa chiamare Trava senza nascondersi dietro pseudonimi eccentrici (cosa comune per rapper di tutto il mondo) e la sua crew lo segue con attenzione, accompagnando la musica con movimenti della testa. Sì, Travaglio junior fa venir voglia di metrica e rime ed è decisamente meglio del suo papà famoso al quale, magari, potrebbe soffiare il trono di casa a colpi di click. Dietrologia - Che la passione per il rap l'abbia presa proprio da papà Marco? Possibile, visto che nel 2010 fu proprio Travaglio senior ad essere scelto da Fabri Fibra per la prefazione del suo ultimo (ed unico) libro, Dietrologia. In quelle poche righe, Marco non ebbe paura di celebrare il rap e quella cultura urbana che genera piccoli fenomeni poprio come Alessandro Trava. Pare averci preso Travaglio (Marco) per una volta: con un papà che le suona a mezzo mondo, il figio non poteva che cantarle a tutti. Quello che si spera, adesso, è che a scrivere i testi, in futuro, non sia lo stesso autore del papà: Antonio Ingroia.   

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