Twitter svela il vero volto dei vip e dei politici: Sabina una gran rosicona, Renzi blairiano
Gaffe, risse, umorismo e manie: tra un cinguettio e l'altro si svelano Fiorello, Renzi, Monti & co...
Dalla gaffe dell'onorevole Boccia sugli F35 ("In sostanza cara @crialicata non si tratta di fare guerre, con gli elicotteri si spengono incendi, trasportano malati, salvano vite umane") che sono caccia e non elicotteri, al tweet d'esordio di Mario Monti ("Un attimo... 100.007 follower. Wow!!" accompagnato dall'emoticon) che rivelò come l'allora presidente del Consiglio, il tecnico sobrio e discreto, era già affetto da quella goffa vanità politica che purtroppo lo avrebbe presto sopraffatto. E ancora le liti cinguettate tra Sabina Guzzanti e Fiorello ("Ogni tanto passo su Fiorello, noiosissimo", dice lei. "Rosiconaaa!!!" risponde lui con tre a e tre punti esclamativi che nel linguaggio dei social network è l'urlo, la sguaiataggine) e l'abuso di parole inglesi come fa Matteo Renzi che su Twitter posta frasi del tipo: "ho scritto la e-news", "l'Italia può diventare la più bella startup", "in Palazzo Vecchio per presentare il masterplan", "oggi si lavora sulla smartcity", "buon thinkingday", "standby degli spalaneve", "f-light il festival delle luci di Firenze2, "facciamo un workshop". Fino all'ultima frase choc che ha inchiodato Gianlugi Piras: "Isinbayeva, per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza". Francesco Merlo, su Repubblica, passa in rassegna il rapporto tra politici e vip sui social network e il succo è che grazie a Twitter sta venendo fuori "l'Italia degli spiritosoni e dei pavoncelli. Grazie perché costringi i nostri piccoli savonarola ad uscire dal nascondiglio del discorso lungo e sedimentato e a mostrare in 140 battute la loro verità di miserabili e di violenti". Secondo Merlo, però "sarebbe un errore grave credere che Twitter sia soltanto lo sfogatoio dei più rozzi e pesanti sapori della vita. Il mezzo di comunicazione a cui di più i social network somigliano sono i pizzini di Provenzano, ai quali infatti dobbiamo più verità che alle intercettazioni e alle confessioni dei pentiti. E come i pizzini anche i tweet inchiodano e forse perché erano tweet anche i dieci comandamenti".