Travaglio in ginocchio dalle toghe: giù mazzate al "metodo Tibia" di Sallusti
Guai a toccare il giudice Esposito o il procuratore Mancuso: sono innocenti a prescindere. E così il vicedirettore del Fatto si scatena
A Marco Travaglio non deve parer vero: potere difendere delle toghe e condannare in un colpo solo Alessandro Sallusti e Silvio Berlusconi. Quanta grazia, per il vicedirettore del Fatto quotidiano, che si risveglia dal torpore ferragostano giusto per sparare a zero sul direttore del Giornale. La colpa di Sallusti? Aver sfruculiato sul giudice della Cassazione del processo Mediaset, Antonio Esposito (quello, per inciso, che si è lasciato andare con un cronista del Mattino ad alcune incaute e premature considerazioni...). Negli ultimi giorni il quotidiano di via Negri ha dedicato pagine molto dure alla toga, rivelandone alcuni "comportamenti censurabili". A Travaglio non va già il metodo Tibia (soprannome "affettuoso" affibiato a Sallusti) e il fatto che i cronisti del Giornale abbiano "setacciato fascicoli, compulsato sentenze, violato la privacy e il segreto bancario, auscultato portoni, interrogato edicolanti, perlustrato bar, importunato passanti, scoperchiato avelli, ispezionato cassonetti". Più o meno quello che fanno ogni giorno ai danni di Berlusconi, anche dalle parti di Travaglio. Ma lui questo non lo dice. Il "metodo Tibia" - Preferisce, il vicedirettore manettaro, smontare con zelo le accuse ad Esposito, fornendo anche dettagli privati e privatissimi del giudice. "Falso che Esposito abbia barattato la richiesta di archiviazione per suo figlio, scoperto a cena con la Minetti, in cambio della condanna di B. (la richiesta di archiviazione per il figlio è di gennaio, l'assegnazione del processo Mediaset di luglio) - scrive Travaglio -. Falso che a tavola alzi il gomito (è astemio). Falso che tenga lezioni a pagamento nella scuola della moglie all'insaputa del Csm (insegna gratis con l'ok del Csm). Falso che si appropriasse di processi altrui per finire sui giornali (sostituiva doverosamente colleghi assenti). Falso che faccia vita da nababbo (la presunta prova, una Mercedes, è un ferrovecchio del 1971 acquistato nel '77 con 300mila km). Falso che fosse odiato per la sua faziosità quand'era pretore a Sapri (era odiato solo dai suoi imputati). Falso che fosse stato trasferito per affari loschi (il Tar annullò il provvedimento perché le accuse erano fasulle)". Dettagli tra il professionale e l'intimo. Travaglio, più che un segugio, qua pare quasi persona offesa e risentita per la mancanza di riguardo nei confronti di un caro amico. Il metodo Travaglio - Naturalmente, al vicedirettore del Fatto non va nemmeno l'articolo del Giornale su Paolo Mancuso, procuratore di Nola ed esponente di Magistratura democratica nel mirino di Sallusti per essere andato a caccia con personaggi sospettati di camorra. "Processato e assolto dal Csm", precisa il commissario Travaglio, che chiosa sfottendo il metodo Sallusti: "Si prende un passante a caso e poi si dice: Visto? E' pelato, ha i baffi, porta il 42 di scarpe e si chiama Mario. Dunque Berlusconi è innocente". Caso chiuso. Secondo il metodo Travaglio, naturalmente.