Esposito, tutti i guai disciplinari
La toga anti-Cav ha già affrontato due processi davanti al Csm: "Cercava visibilità" e una presunta intimidazione. E poi c'è il doppio lavoro...
Non è la prima volta che il giudice Antonio Esposito dovrà difendersi davanti al Consiglio Superiore della Magistratura. La toga, che con un'intervista ha anticipato le motivazioni della sentenza della Cassazione con le quali è stato condannato Silvio Berlusconi nel processo Mediaset, è già stato imputato a fine anni Novanta per episodi sui quali il Csm ha voluto vederci chiaro. Va detto che tutti e tre si sono chiusi con un nulla di fatto, ma comunque lasciano macchie nere nel curriculum del magistrato ancora una volta nell'occhio del ciclone. Il Csm ha aperto una pratica sul suo conto e il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri ha dato mandato all'ispettorato del ministero per approfondire la vicenda relativa all'intervista del giudice Antonio Esposito, presidente del collegio della Cassazione che ha emesso la sentenza Mediaset. Non si tratta ancora di una procedura disciplinare, ma solo di un'attività istruttoria. Protagonismo - Intanto il Giornale racconta nei minimi dettagli i guai giudiziari di Esposito, la toga che "compra solo Repubblica e Fatto Quotidiano". Si parte da un'accusa di "protagonismo" perché in qualità di consigliere pretore dirigente della pretura circondariale di Sala Consilina aveva celebrato nel '91 un procedimento penale contro Maria Pia Moro per interruzione di pubblico servizio "senza che tale procedimento fosse compreso tra quelli a lui assegnabili". I colleghi, piega Emanuela Fontana, "lo accusavano del desiderio di 'coltivare la propria immagine' attraverso un processo celebre che avrebbe attirato 'gli organi di informazione'". La seconda accusa riguardava la concessione a "un messo comunale di frequentare gli uffici della sede distaccata di Sapri", e di avere le chiavi di ingresso come "uomo di fiducia" di Esposito, per il quale effettuava "vari servizi", come il "trasporto suo e dei familiari", consegna di spese e recapito della corrispondenza. Doppio lavoro - La terza accusa, spiega il Giornale, era la meno facile da controbattere: il Csm chiedeva conto a Esposito della sua attività e del suo ruolo "di estremo rilievo" divenendo il "gestore di fatto", dell'Istituto superiore di studi socio-pedagogici di Sapri. Il "dottor Esposito", secondo l'accusa, era stato autorizzato a "svolgere un incarico gratuito" di docente in materie giuridico che invece "veniva retribuito". Non solo: "Utilizzava il personale della sezione distaccata di Sapri per la battitura di tesi attinenti al corso".Altro appunto: Esposito era intervenuto varie volte sulle tv locali "per reclamizzare l'istituto di cui fino a poco tempo addietro era presidente sua moglie". Minacce - Dell'altro procedimento disciplinare il Csm si è occupato nel 99. In questo caso, racconta il Giornale, Esposito era stato accusato dai collaboratori di Sala Consilina di aver pronunciato nel 94 "espressioni minacciose". La frase oggetto del processo era: "Se mi va bene una certa cosa vi devo spezzare le gambe a tutti quanti" all'indirizzo di un cancelliere. Parlando così, Esposito "violava i doveri professionali di correttezza e di rispetto".