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Di Pietro: "Potevo salvare Gardini"

Antonio Di Pietro

Il pm di Mani Pulite: "Se lo avessi arrestato non si sarebbe tolto la vita"

Eliana Giusto
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A vent'anni dal suicidio di Raul Gardini, e ora che è sparito dalla scena politica, cancellato dalla mancata rivoluzione civile di Ingroia e dal risultato delle ultime elezioni, Antonio Di Pietro la spara grossa: "Potevo salvare Gardini. Se l'avessi fatto arrestare subito sarebbe ancora qui con noi". Peccato che Gardini si sia tolto la vita proprio per evitare il carcere. E probabilmente se fosse finito dietro le sbarre sarebbe riuscito comunque a suicidarsi così come hanno fatto altri dopo di lui. Il pm di Mani Pulite, in una intervista al Corriere della Sera, ricorda quei momenti. Dice: "Per me fu una sconfitta terribile. La morte di Gardini è il vero, grande rammarico che conservo della stagione di Mani pulite. Per due ragioni. La prima: quel 23 luglio Gardini avrebbe dovuto raccontarmi tutto: a chi aveva consegnato il miliardo di lire che aveva portato a Botteghe Oscure, sede del Pci; chi erano i giornalisti economici corrotti, oltre a quelli già rivelati da Sama; e chi erano i beneficiari del grosso della tangente Enimont, messo al sicuro nello Ior". E poi la paradossale "seconda ragione": "Io Gardini lo potevo salvare. La sera del 22, poco prima di mezzanotte, i carabinieri mi chiamarono a casa a Curno, per avvertirmi che Gardini era arrivato nella sua casa di piazza Belgioioso a Milano e mi dissero: 'Dottore che facciamo, lo prendiamo?'. Ma io avevo dato la mia parola agli avvocati che lui sarebbe arrivato in Procura con le sue gambe, il mattino dopo. E dissi di lasciar perdere. Se l'avessi fatto arrestare subito, sarebbe ancora qui con noi".   Ed è lo stesso Di Pietro a parlare poi del caso di Gabriele Cagliari, presidente dell'Eni che si tolse la vita in carcere infilando la testa in un sacchetto di plastica. Però specifica: "Cagliari non era in carcere per la nostra inchiesta, ma per l'inchiesta di De Pasquale su Eni-Sai. Non si possono paragonare i due suicidi, perché non si possono paragonare i due personaggi. Cagliari era un uomo che sputava nel piatto in cui aveva mangiato. Gardini era un uomo che disprezzava e comprava, e disprezzava quel che comprava". Ma hanno fatto tutti e due la stessa fine.

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