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Gramellini attacca Dolce&Gabbana...e per fortuna "chiude" anche lui

Massimo Gramellini

Il vicedirettore de La Stampa si schiera contro i due stilisti per la serrata contro Pisapia: "Penso a chi chiude per la crisi"

Ignazio Stagno
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Dopo Dolce & Gabbana, abbassa la saracinesca anche Massimo Gramellini che chiude "per un pò" la sua consueta rubrica su La Stampa. Il vicedirettore del quotidiano torinese si schiera contro i due stilisti per la serrata dei punti vendita di Milano in segno di protesta contro la giunta Pisapia che ha definito D&G "evasori fiscali". L'attacco di Gramellini però non regge. Per contestare la scelta di Dolce & Gabbana, Gramellini chiama in causa i commercianti che chiudono l'attività per la crisi. Paragone avventuroso - Gramellini si avventura in un paragone tra due fatti che sono ben distinti e separati: "Anche ieri in Italia diversi negozi hanno chiuso per eccesso di debiti e di creditori insolventi. Invece i negozi milanesi di Dolce & Gabbana hanno chiuso per indignazione. Vorrei accendere un abat-jour sul destino dei tanti negozianti più o meno dolci che la crisi continua a gabbare. Non potendo permettersi il lusso di chiudere per indignazione, a loro è concessa la magra consolazione di indignarsi perchè sono stati costretti a chiudere". Insomma mettere sullo stesso piano la chiusura per protesta di un negozio e quella invece dovuta alla crisi appare piuttosto azzardato.   Chiude Gramellini - L'assessore al commercio Franco D'Alfonso aveva detto: "Non bisognerebbe concedere spazi simbolo della città a personaggi famosi e marchi vip che hanno rimediato condanne per fatti particolarmente odiosi in questo momento di crisi economica come l'evasione fiscale". Dolce & Gabbana hanno scelto di protestare con la serrata. Legittimo dato che il comune di Milano ha scelto di sabotare il potenziale del marchio, mettendo anche a rischio i lavoro dei dipendenti. Ma Gramellini preferisce vedere solo un lato della medaglia. Colpa del Comune - Quel che Gramellini scorda è anche il ruolo che, spesso, gli amministratori pubblici come l'assessore milanese D'Alfonso, hanno nelle difficoltà delle attività commerciali. Scelte come, per restare a Milano, le tante domeniche a piedi che Pisapia ha voluto nell'autunno/inverno/primavera passati. O l'Ecopass, che limita l'afflusso in centro città delle auto, e quindi di potenziali acquirenti. Provvedimento contro il quale sono stati fatti più e più esposti, senza risultati. (I.S.)

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