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Saviano: "Gli italiani dormono, bisogna fare come in Egitto"

Roberto Saviano

L'autore di Gomorra ora mette il casco in testa e incita alla rivoluzione: "Qui si protesta ma in modo diverso. Bisogna fare di più come a Il Cairo, come in Turchia o in Brasile"

Ignazio Stagno
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Come risolvere la crisi e lo stallo istituzionale? Roberto Saviano ha la soluzione: "Scendiamo in piazza come in Egitto e in Turchia". L'autore di Gomorra ormai non sa più che scrivere per farsi notare. Così adesso abbandona il filone su mafia e coca per buttarsi su quello socio-politico. Con un editoriale su L'Espresso, Saviano di fatto elogia le rivolte del nord Africa e incita gli italiani a fare altettanto. Così Saviano racconta cosa vorrebbe vedere in Italia: "Volti, scritte, colori. Bocche aperte per le urla o chiuse, serrate, per evitare i gas. Braccia in alto in segno di pace, braccia in basso, sulla nuca, per difendersi dai calci e dalle manganellate. Dita che puntano il cielo, dita che puntano gli scudi dei poliziotti. Occhi, scuri, azzurri, verdi. Nerissimi. Teste rasate, totalmente, parzialmente, orecchini, tatuaggi, cravatte. Giacche, magliette, torsi nudi. Seni nudi o corpi totalmente coperti. Gonne e pantaloni. Lacrimogeni, getti d'acqua. Bolle sulla pelle, escoriazioni. Lacrime. Risate. Danze e rabbia. Corpi immobili o fermati in movimento".  Alzare il tiro - Poi arriva il "peana" esterofilo: "Dall'India al Cile, dall'Egitto al Brasile, alla Bulgaria. Milioni di persone manifestano mettendo in gioco la loro stessa vita. Milioni di persone chiedono, vogliono, pretendono una vita diversa". Dopo aver dato la ricetta, Saviano passa all'azione. Per lui le proteste italiane sono troppo "fredde". Insomma secondo lui bisogna alzare il tiro: "Ecco perché talvolta la domanda 'ma se le cose vanno così male perché non scendiamo in piazza anche noi?' sembra più che altro un artificio retorico. Certo i sindacati, i lavoratori, gli studenti manifestano, ma lo fanno con linguaggi assai diversi dalle rivolte che qui stiamo raccontando e il messaggio che passa è che manifestino per sé, che manifestino escludendo, per difendere categorie, in alcuni casi rendite di posizione. Ecco perché guardiamo a queste piazze in rivolta con un senso di nostalgia, come fossero rappresentazione di qualcosa che qui da noi non potrà più accadere. Perché in fondo, questo è il sottinteso, "in Italia la ricchezza privata si mantiene sopra la soglia minima sopportabile, il welfare è ancora sostenibile, quindi di cosa ci lamentiamo". Come in Egitto - Infine Saviano apre la strada alla "rivolta" e punge la "sonnolenza" degli italiani: " Fino che si ragionerà così, non ci saranno istanze di cambiamento perché non cambiare, in fondo, è bene. Gli italiani sono come gli anziani, preferiscono riflettere, pensare, interpretare il passato, rinchiudersi in un passato di glorie, perché temono che il loro futuro sia solo morte. Questa è la più grande delle disperazioni: vivere in un meccanismo che si regge sulla corruzione piuttosto che esserne ammorbato. Vedere la corruzione come un male contro cui urlare, ma da non risolvere e a cui piegarsi, quando necessità impone. Le piazze turche, bulgare, brasiliane, egiziane, nella loro diversità, mostrano la speranza del diritto e la convenienza dell'onestà". Roberto ha già il casco in testa. E' pronto per la rivoluzione. (I.S.)  

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