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Calderoli: "La Kyenge mi ricorda un orango"

Calderoli e Kyenge

Andrea Tempestini
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La guerriglia tra Lega Nord e Cécile Kyenge raggiunge vette apicali. Il nuovo affondo è di Roberto Calderoli, che attacca il ministro dell'Integrazione. Pochi giorni dopo il piper con lo striscione "stop ai clandestini" con cui la Kyenge era stata accolta a Bergamo, dal palco della festa del partito di Treviglio, Calderoli ci va giù pesantissimo: "Fa bene a fare il ministro - spiega riferendosi alla Kyenge -, ma forse lo dovrebbe fare nel suo Paese. E' anche lei a far sognare l'America a tanti clandestini che arrivano qui". Quindi l'insulto: "Io mi consolo quando navigo in Internet e vedo le fotografie del governno. Amo gli animali, orsi e lupi come è noto, ma quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di un orango".   Per Calderoli la Kyenge assomiglia a un orango E invece lui chi sembra? Vota il sondaggio Letta: "Limite superato" - Le parole di Calderoli hanno subito innescato un'aspra polemica, che ricorda quella che scoppiò quando l'allora ministro sfoggiò al Tg1 l'ormai celebre maglietta anti-Islam. Unanime la condanna nei confronti di Calderoli. Scende in campo anche il premier, Enrico Letta: "Le  parole riportate oggi da organi di stampa e attribuite al senatore Calderoli nei confronti di Cecile Kyenge sono inaccettabili. Oltre ogni limite". Quindi Letta esprime "piena solidarietà e sostegno a Cécile. Avanti col tuo e col nostro lavoro". Altri esponenti del Pd, invece, chiedono le dimissioni di Calderoli dalla vicepresidenza del Senato. Il primo è Khalid Chaouki: "Il suo insulto è totalmente incompatibile col suo ruolo di vice presidente del Senato". Una posizione espressa anche dal presidente dei senatori democratici, Luigi Zanda. Da par suo, Anna Finocchiaro ha annunciato che domani, lunedì 15 luglio, a Palazzo Madama il Pd chiederà conto a Calderoli delle sue affermazioni. La replica di Cécile - Anche la Kyenge ha replicato a Calderoli: "Non si tratta di una battuta infelice ma di come chi siede nelle istituzioni deve curare il linguaggio". Interpellata dall'Agi sulla richiesta di dimissioni del leghista avanzata da alcuni parlamentari, ha risposto: "Non mi esprimo su questo, chiedo solo che tragga da solo, con il suo partito, le conseguenze". Dopo quanto accaduto, continua il ministro, "chiedo una riflessione a chi siede nelle istituzioni per capire come vada utilizzata la propria visibilità, con quale linguaggio, se basato sulle offese o sui contenuti". Secondo il ministro dell'Integrazione si tratta di "una riflessione legittima" che dovrebbe fare tanto l'esponente leghista quanto il suo partito: "Non mi indirizzo a Calderoli come persona - conclude - ma come rappresentante di un'istituzione: riflettere su cosa si vuole rappresentare attraverso il messaggio". Boldrini e Alfano - La Kyenge incassa poi anche la solidarietà del vicepremier, Angelino Alfano, che le ha telefonato per "esprimere piena solidarietà e forte vicinanza, da parte dei colleghi di governo del Pdl e dell'intero partito, per le ingiuriose parole ricevute''. E ancora: "Nessuna differenza politica né di opinione su singoli argomenti - dice il ministro dell'Interno - puè mai giustificare quello che è accaduto''. Quindi la presidente della Camera, Laura Boldrini, che su Twitter scrive: "Solidarieta' alla ministra #Kyenge. Dal vicepresidente del Senato #Calderoli parole volgari e incivili, indegne per le istituzioni". La precisazione - Calderoli, da par suo, ha poi precisato le sue parole: "Ho parlato in un comizio, ho fatto una battuta, magari infelice, ma da comizio, questo è stato subito chiaro a tutti i presenti. Non volevo offendere e se il ministro Kyenge si è offesa me ne scuso, ma la mia battuta si è inserita in un ben più articolato e politico intervento di critica al ministro e alla sua politica". E ancora: "Per farmi perdonare dal ministro Kyenge la invito ufficialmente ad un dibattito alla Berghemfest nel mese di agosto, la tradizionale festa della Lega a Bergamo ma sappia che non le farò sconti sulle critiche al suo modo di fare politica dell'immigrazione e su quel che dice a proposito dello ius soli". Sulla richiesta di dimissioni, tranchant, Calderoli ha commentato: "Non ci penso neanche". La telefonata - In serata, dopo la pioggia di critiche piovutegli addosso da tutto l'arco parlamentare, e dopo la nota in cui il Quirinale si diceva "indignato" per la vicenda, Calderoli ha telefonato alla Kyenge, per porgerle di persona quelle scuse che già le aveva fatto tramite i media:  ''Ho parlato poco fa al telefono col ministro Kyenge e mi sono scusato'. Ci siamo chiariti e ci siamo dati appuntamento in Parlamento per un confronto franco e leale''.

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