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Travaglio vs Battista: "Il tuo giornalismo servile". E difende Ingroia e Bindi...

Oggetto della contesa la memoria di Biagi. La penna de Il Corriere accusa Mazzetti di strumentalizzarne il ricordo. E il Giornale parla di portavoce dei morti"

Sebastiano Solano
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Prosegue la lotta a distanza tra Pierluigi Battista e Marco Travaglio. L'oggetto della contesa, stavolta, riguarda Enzo Biagi e la sua memoria. A dire il vero, è sempre Travaglio a tirare in ballo la penna de Il Corriere, a prescindere dall'argomento: una specie di ossessione morbosa, seconda, forse, solo a quella per Berlusconi.  Biagi e i portavoce dei morti - La storia è questa: Il Fatto dalla settimana prossima pubblicherà ogni giovedì alcune interviste di Enzo Biagi. L'iniziativa è curata da Loris Mazzetti, storico collaboratore del giornalista scomparso. Battista, con un tweet, punzecchia Mazzetti: "Ma perché le figlie di Enzo Biagi consentono a uno sfaccendato come Loris Mazzetti di sfruttare così il lavoro di loro padre?". A criticare l'iniziativa, poi, anche Il Giornale, con un articolo di Maurizio Caverzan che fa un ritratto di quelli che chiama "portavoce dei morti", che "fanno carriera grazie ai defunti eccellenti". Tra questi, Mazzetti, Ingroia, Bindi e lo stesso Travaglio. Chiamato in causa da Il Giornale, Travaglio coglie l'occasione per un affondo anche all'indirizzo di Battista.  L'attacco di Travaglio - Scrive su Il Fatto: "Ecco, il Caverzan (il giornalista de Il Giornale che ha firmato l'articolo) non riesce proprio a concepire che chi ha avuto la fortuna di frequentare quei personaggi ne conservi e trasmetti la memoria". Tocca poi a Battista: "E il Battista trova inaccettabile che qualcuno, diversamente da lui, rimpianga Biagi e prenda a modello il suo giornalismo libero anziché quello servile". Quindi si lancia in una difesa appassionata di Bindi e Ingroia, inseriti da Caverzan nella categoria dei "portavoce dei morti" (di Bachelet la prima, di Falcone e Borsellino il secondo).  Giornalisti servili - Infine, infilza i due giornalisti su Biagi e Montanelli "accomunati dal raro privilegio di essere stati cacciati da B.: l'uno dal Giornale che aveva fondato vent'anni prima, l'altro dalla Rai che aveva servito per 41 anni. Ricordare gli editti - aggiunge - serve a mettere in imbarazzo chi prese il posto di Enzo e Indro senza battere ciglio. Da un lato - continua - una serie di comparse, fra cui il Battista; dall'altro un trenino di berlusconiani che ha in Sallusti l'ultimo vagone". La stoccata più velenosa è riservata a Caverzan: "Non ha mai avuto la fortuna di lavorare con Montanelli e Biagi, però un giorno potrà raccontare: 'pensate, ragazzi, ho lavorato per zio Tibia'. E non sarà un bel momento".

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