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Vattimo: noi gay come gli ebrei della Diaspora quando hanno avuto uno loro stato sono diventati puttane

Gianni Vattimo

Il filosofo commenta a modo suo la decisione della Corte suprema americana di aprire alle nozze omosessuali

Lucia Esposito
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Il filosofo Gianni Vattimo, teorico della "secolarizzazione del Cristianesimo" commenta la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha aperto al matrimonio omosessuale. Lo fa sulle pagine de Il Foglio: "L'unico diritto naturale che esista è quello è quello di ribellarsi contro un potere che si sente ingiusto. In America il positivismo ha vinto e la Corte Suprema ha stabilito nuovamente cosa sia il matrimonio". Secondo Vattimo non è escluso nemmeno l'idea di una famiglia poligama:  "Se c'è qualcuno che vuole sposarsi con due persone perché non dovrebbe avere il diritto di farlo? Se si apre al matrimonio omosessuale si deve accettare anche che i gay adottino i figli, che diventino famiglia".  Gay come gli ebrei della Diaspora - Secondo Vattimo un bambino non ha diritto a un padre e una madre. Dice: "L'adozione dei figli non c'entra nulla con il diritto naturale è pura psicologia questa secondo cui un bambino debba crescere con un padre e una madre. Io sono cresciuto senza padre, ma con una madre a una vecchia zia. E non mi sono mai sentito sminuito". E aggiunge: "Noi gay siamo come gli ebrei della Diaspora quando hanno ottenuto un loro stato anche loro sono divenuti figli di puttana. Ma resta una rivoluzione culturale perché dopo il femminismo e l'emancipazione delle donne viene la rivoluzione gay. In questa concesione culturale la democrazie è rispetto delle minoranze. I paesi cattolici sono più libertari e tollerantui. Mi fa un po' specie questo costituzionalismo ossessivo americano, un legalismo protestante. Sono pessimista però sulla possibilità di inventare un sistema razionale per questa sfera della vita. Non amo i gay da salotto, con il buffet e il maggirodomo. In fondo ha ragione Giuliano Ferrara: siamo tutti puttane". 

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