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Ruby, i 32 testimoni tremano,dopo la sentenza un processo,ecco cosa rischiano le olgettine

Le gemelle Eleonora e Imma De Vivo

Dalla Ferrera alla Polanco, dalla Cipriani a Valentini. I testi ora hanno paura di finire alla sbarra. Nelle motivazioni della sentenza potrebbe esserci l'accusa di falsa testimonianza

Ignazio Stagno
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Cosa ne sarà dei 32 testi che hanno testimoniato al processo Ruby? Per i giudici di Milano che hanno condannato il Cav a 7 anni e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, le ragazze avrebbero mentito. Roberta Bonasia, secondo i giudici ha negato di aver ricevuto soldi da Berlusconi quando le intercettazioni l'avevano invece sorpresa a parlare dei "soldi ricevuti per un negozio". Poi c'è il caso di Barbara Faggioli che avrebbe detto: "quando se la faceva addosso per Ruby chiamava e si ricordava di noi... adesso fa finta di non ricevere chiamate". O ancora, nel caso del consigliere diplomatico Valentino Valentini e del caposcorta Giuseppe Estorelli, aver giurato d'aver chiamato il capo di gabinetto della Questura, Ostuni e avergli poi passato Berlusconi, mentre Ostuni è ricorda di essere stato chiamato solo da Berlusconi. Paura per un processo - Insomma intrecciando le testimonianze e il verdetto della Corte di Milano appaiono evidente delle discrepanze. Falle che dovrebbero essere accertate, dato che la condanna di Berlusconi è stata comunque decisa dai giudici principalmente grazie alla sfilata di testi davanti alla corte. Il punto è semplice. Se il Cav è stato condannato allora qualcuno ha detto il falso. E questo qualcuno, per coerenza giudiziaria dovrebbe essere perseguito dalla legge per falsa testimonianza. Su questo e sulle motivazioni della sentenza si gioca il futuro dei 32 testimoni del processo Ruby. Una partita ancora lunga e piena di sorprese. La giurisprudenza a riguardo parla chiaro: il Tribunale non ha la facoltà di incriminare qualcuno, ma la trasmissione degli atti contenuta nella sentenza del Tribunale è una notizia di reato qualificata, e dunque in regime di obbligatorietà dell'azione penale imporrà ai pm di iscrivere nel registro degli indagati tutti e 32 i testi.  Panico - Così scoppia il panico. Le ragazze che sono finite alla sbarra per raccontare la loro versione dei fatti sono sospese in un limbo giudiziario. Il day-after della sentenza lascia i testimoni preoccupati o fintamente disinteressati. "Non parlo. Berlusconi lo stimo, gli voglio bene", afferma una di loro in un'intervista al Corriere, Manuela Ferrera. E aggiunge: "Ho raccontato la verità. Ho raccontato quel che dovevo. Comunque Silvio si è conosciuto con i miei genitori, e loro mai avrebbero mandato la figlia da una cattiva persona, da, diciamo, un pedofilo. Mi sbaglio?". Pensa già all'eventuale processo invece Marystelle Polanco: "I sette anni di condanna? Me li aspettavo, lo sapevano tutti. Adesso non vorrei si mettessero a colpire anche noi. Ci penso con l'avvocato. Vede, è un po' difficile. Ma potrei presentarmi dai magistrati prima che mi chiamino...". Vado in tv -  Infine c'è anche Francesca Cipriani. Lei pensa al suo futuro professionale e lascia che parli il suo agente: "Francesca si è lasciata alle spalle quel passato, si è buttata nella carriera, con forza e impegno. Le ferite sono state profonde. Quante ne ha subite, Francesca. Ma si rifarà ampiamente, avrà un successo televisivo strepitoso. Un clamoroso cambiamento nel suo percorso professionale". Dunque mentre i magistrati decidono cosa fare dei testimoni loro si organizzano magari per andare in tv. Prima che in tribunale. (I.S.)

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