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Follini lascia il Pd: "Qua c'è chi sta con Rodotà e chi pranza con Briatore. Io rifaccio il Centro"

Il postdemocristiano a Repubblica: "Avevo detto a Bersani di mollare Vendola e a Casini di stare con Pier, non mi hanno ascoltato"

Giulio Bucchi
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Ha avuto sempre un difetto, Marco Follini. Sbagliare i tempi. O forse, come spiega lui, "qualche volta mi è capitato di avere ragione prima del tempo...". E questa potrebbe essere una di quelle volte. Perché Follini ha deciso di riconsegnare la tessera del Partito democratico e "rifare il Centro". Detto da uno che il centro (con la c minuscola) lo sta attraversando da una vita, suona un po' bizzarro. Però, dopo quasi sei anni, il buon Follini, ex Dc, Udc alleato con il Pdl, Terra di Mezzo "contro" Berlusconi e, appunto, Pd dal 2007, si è accorto che a sinistra c'è troppo poco centro. Alla buon'ora. "Il partito ha messo insieme chi vota per Rodotà e chi pranza con Briatore - attacca da Repubblica -. Ma il centrosinistra vince se c'è il trattino, e pure largo". Il futuro è una nebulosa, si spera post democristiana. "L'unico gesto che faccio è iscrivermi alla fondazione Nuovo millennio di Pellegrino Capaldo, tema più culturale che elettorale". L'addio al Pd, rivela Follini, è maturato in campagna elettorale: "Lo dissi a Bersani, ho evitato strappi, non volevo un abbandono polemico. Dissi a Casini che doveva fare un'alleanza con il Pd, e a Bersani che era sbagliato allearsi con Vendola". Dunque: nel 2005 chiede a Casini e Udc di staccarsi da Berlusconi: niente di fatto. Nel 2006 fonda Italia di Mezzo: flop. Nel 2007 passa al Pd, nel 2012 si accorge che è troppo di sinistra, prova a convincere Casini e Bersani a stare insieme e loro fanno tutto l'opposto. In effetti, più che i tempi, Follini sbaglia in un altro senso: si sopravvaluta. di Claudio Brigliadori

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