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Porro Il mio "virus" non sarà il solito talk show

Il giornalista passato da La/ alla Rai: "L'idea è di portare in tv un diverso modo di pensare"

Lucia Esposito
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iovanni luca montanino In due anni a La7, accanto a Luca Telese al timone del talk show In Onda, ha avuto modo di accrescere la propria esperienza di anchorman.  Ora, però, Nicola Porro raccoglie la nuova (difficile) sfida del servizio pubblico: ogni mercoledì, a partire dal 3 luglio, sarà in prima serata su Raidue con l'approfondimento Virus. Sottotitolo del programma: Il contagio delle idee.  Porro, non si tratterà di un altro talk show? «Non direi: l'idea è portare in televisione un modo di pensare diverso. Esistono due specie di informazione in tv: quella asettica dei telegiornali e quella urlata dei talk show classici, il cui unico obiettivo è fare emergere la polemica. La mia aspirazione consiste in una via di mezzo: non la “cagnara”, né l'elenco freddo delle notizie. Desidero dare al programma un taglio libertario, che tenga conto di tutti i punti di vista. Inoltre, come tutti i presentatori alle prime armi, ho la “presunzione” di offrire agli spettatori uno strumento per capire e farsi un'idea». Quali temi ha intenzione di trattare? «Tutta l'attualità: per esempio, la difficoltà di fare impresa in Italia, le divisioni dei partiti, le leadership della politica; e ancora, la nuova violenza (quindi, i casi di femminicidio), il ruolo dei sindacati e della Confindustria. Inoltre, realizzeremo vere e proprie inchieste con una squadra di giornalisti abilissimi cresciuti in Rai». Chi vorrebbe ospitare nel suo nuovo programma? «Non posso fare nomi, perché ho paura di bruciarmeli. Dovete aspettarvi ospiti che non si vedano spesso in tv, anche se il “faccionismo” è un vero disastro. I personaggi che sceglierò saranno funzionali all'obiettivo primario: riportare, dopo alcuni anni di latitanza, l'informazione in prima serata su Raidue». Come ci si sente a raccogliere l'eredità di Michele Santoro? «Rimango concentrato sull'obiettivo di realizzare un programma nuovo: andrò in onda in un giorno della settimana diverso rispetto a quello in cui trasmetteva Michele Santoro; la mia linea editoriale, inoltre, come può immaginare, si discosterà dalla sua. Non mi pongo il problema dell'eredità: il confronto con lui non è fondamentale». Nicola, finora a La7 non avrà avuto l'ansia degli ascolti. Ora che lascia la “nicchia” per la tv di Stato, è spaventato dall'idea di fare un flop? «Non sono molto d'accordo con quello che ha detto. La7 non fa risultati paragonabili a quelli di Rai e Mediaset, ma io e Luca Telese siamo molto attenti agli ascolti: il nostro stipendio è parametrato in base allo share, che noi abbiamo migliorato; quindi ci hanno riconfermati per il secondo anno. Quando la paga e la permanenza in azienda dipendono dai numeri, ci si sta molto attenti. Questo ancor prima dell'arrivo di Urbano Cairo». E quando poi Cairo è diventato il proprietario? «Non so dire se ci siano stati cambiamenti. In effetti, lui è arrivato da poche settimane, il tempo che gli comunicassi tramite un messaggio la decisione di “trasferirmi” in Rai».  Hanno fatto qualcosa a La7 per trattenerla? «Risposta secca: no».   Intervistato da Fabio Canino ad #Aggratis, il suo partner Luca Telese ha dichiarato che lei ha ricevuto dalla Rai una grande offerta economica. Dunque, ha scelto la televisione pubblica per soldi? «Non è affatto vero. La mia situazione economica è più favorevole a La7: in Rai mi hanno fatto un'offerta meno generosa. Ho scelto comunque Viale Mazzini, perché voglio andare in un posto dove si deve fare servizio pubblico: mi pagheranno i contribuenti, quindi avrò una grossa responsabilità. Ho accettato una nuova sfida professionale».  Sempre a Canino, Luca Telese ha detto che a In Onda vorrebbe Alba Parietti al suo posto… «Perché Luca è uno str… (ride a crepapelle, ndr). Non so chi prenderà il mio posto, ma lasciare Telese e la squadra di In Onda mi costa. In questi due anni di lavoro, ci siamo divertiti: alla fine di ogni puntata ridevamo tanto. Io e Luca, com'è noto, abbiamo idee completamente diverse, ma siamo stati felici. All'inizio, a La7 ero vissuto come un marziano a Roma: non ero della loro stessa linea editoriale. Luca mi ha permesso di superare il difficile impatto». Giovanni Luca Montanino 

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