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Battista contro il metodo Travaglio

L'editorialista del Corriere della Sera attacca il vicedirettore del Fatto: fanatico

Lucia Esposito
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Pierluigi Battista si toglie ad uno ad uno tutti i sassolini dalle scarpe. Lo fa sulla sua rubrica "Particelle elementari" sul Corriere della Sera. Si scusa con i lettori per rubare spazio alla replica ma evidentemente l'editorialista proprio non riesce a trattenere la sua critica feroce più che contro Marco Travaglio contro il suo metodo. "Contro un fanatico non c'è argomento che tenga" però scrive "è' difficile dover ingoiare l'ultima lezione di deontologia professionale dall'autore dell'intervista più inginocchiata della storia (a Beppe Grillo, uno che ha insultato Rita Levi Montalcini) a pari merito con quella di Gianni Minà a Fidel Castro e di Emilio Fede a Silvio Berlusconi".   I tremori di Marco -  Battista spiega che "Travaglio non argomenta, mena e il manganello può intimidire ma non far cambiare le convinzioni. Beninteso: mena sempre tranne davanti al potente che gli sta di fronte". Battista cita "l'umiliante tremolio dell'eroico paladino", la volta in cui Travaglio a Servizio Pubblico aveva davanti Berlusconi, e ricorda che "menava chi dubitvava che Andreotti avesse davvero baciato Totò Riina". Battista definisce Travaglio il "pasdaran di ogni accusa, la guarda pretoriana di ogni pubblico ministero. La difesa dell'imputato? Un'inammissibile perdita di tempo". E poi ricorda che il vicedirettore del Fatto ha scritto moltissimi articoli per "deplorare Berlusconi che sbraitava sulla politicizzazione della Corte Costituzionale" e si chiede: "Ma che ha fatto Travaglio quando la Corte Costituzionale ha dato torto al Pm suo amico che in questi giorni trova deprimente lavorare con l'operoso popolo valdostano?"

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