Ghedini ai giudici di Milano"Siete prevenuti contro il Cav"
Il legale di Berlusconi nell'arringa ha accusato il collegio giudicante di "vicinanza culturale" con le posizioni della procura
Nel giorno della difesa al processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi, accusato di concussione e prostituzione minorile, Niccolò Ghedini ha definito "prevenuti" i giudici collegio presieduto da Giulia Turro, accusandoli di "vicinanza culturale" con le posizioni della procura. "Nel corso di questo processo - ha detto il legale del Cav - ho avuto l'impressione di ingenerare un certo qual fastidio nei confronti dei giudicanti. Analogo fastidio non sembra ingenerare la procura della Repubblica''. Nel mirino di Ghedini anche la decisione della procura di 'sdoppiare' la requisitoria tra i procuratori Antonio Sangermano e Ilda Boccassini che ha chiesto una condanna a 6 anni per il leader del Pdl e l'interdizione dai pubblici uffici. Pena esagerata - Una condanna "stratosferica e straordinaria", a detta di Ghedini che ha anche contestato la circostanza che "non sono state concesse le generiche a Berlusconi perchè gli avvocati hanno sentito dei testimoni ad Arcore, non gli sono state date nella richiesta della Procura per colpa degli avvocati, non dell'imputato". "La Procura dimentica - ha affermato Ghedini - che Arcore è un grande complesso di edifici e da una decina di anni sia io che Longo abbiamo uno studio di appoggio, tanto è vero che nelle assunzioni testimoniali appare il nome di una nostra segretaria". Ghedini, in apertura della sua arringa, ha chiesto di acquisire i verbali delle dichiarazioni rese da Ruby nel processo a Minetti, Fede e Mora. La buona fede del Cav- "Silvio Berlusconi è sempre stato convinto che Ruby-Karima fosse una ragazza egiziana vicina all'ex presidente Mubarak", ha sottolineato poi Niccolò Ghedini, nel corso dell'arringa difensiva. Il legale del Cav ha citato il pranzo istituzionale che vedeva riuniti intorno allo stesso tavolo una delegazione del governo italiano insieme alle massime autorità egiziane: ''E' ovvio - ha osservato Ghedini a questo proposito - che se Silvio Berlusconi ha parlato di questa ragazza in un pranzo istituzionale, doveva essere convinto che la ragazza fosse davvero egiziana e in qualche modo vicina a Mubarak''. La circostanza, ha detto ancora Ghedini, trova conferma dalla testimonianza rilasciata in aula da Valentino Valentini, ex consigliere di Berlusconi per la politica estera, che però ''la Procura ritiene un teste falso''. Il Cav va assolto - Silvio Berlusconi va ''assolto perchè il fatto non sussiste'', ha detto Ghedini riferendosi al reato di concussione contestato all'ex premier. Il legale ha fatto notare che ''non sempre le azioni compiute da un pubblico ufficiale devono essere considerate un reato contro la pubblica amministrazione''. Ma ''possono essere azioni umane''. Ricostruendo i retroscena della notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, l'avvocato ha sottolineato che Berlusconi parlò al telefono solo con il funzionario Pietro Ostuni, ma che alla fine la decisione di consegnare 'Ruby' (vero nome Karima El Mahroug) al consigliere regionale Nicole Minetti fu presa da Giorgia Iafrate. Per Ghedini, ''Berlusconi ha chiesto solo informazioni al funzionario Ostuni'', e percio' ''non esiste la sussistenza del reato di concussione''. E dal momento che la Iafrate ha deciso di affidare Ruby alla Minetti dopo aver parlato con lo stesso Ostuni, ''semmai - ha detto Ghiedini in aula - la concussione andrebbe contestata al povero Ostuni, ma non è cosi'''. Nella ricostruzione della difesa Berlusconi, infatti, ''è stata Giorgia Iafrate a decidere, autonomamente, l'affidamento di Ruby alla Minetti. La Iafrate non ha mai parlato direttamente con Berlusconi, ma è lei che ha preso questa decisione in modo autonomo''. Nessun rapporto sessuale - Ghedini ha fatto poi notare che "tutti i testimoni negano di aver avuto rapporti sessuali con Berlusconi". Il difensore sottolinea che, per la Procura di Milano, gran parte dei testimoni sono "inattendibili perchè pagati dal presidente. Ma molti - sostiene - erano già aiutati economicamente. E' un aiuto dato in continuità. Secondo Ghedini, "non c'è niente di strano", altrimenti "non si potrebbe mai chiamare a testimoniare un dipendente o un familiare se un teste non dovesse mai avere un legame economico con un imputato". Questo, conclude, "non esclude quindi la loro credibilità". La statuetta di Priapo - "La statuetta lignea non c'entra nulla con questo processo ma con la ricostruzione sociologica e morale che la Procura vuole fare della vita di Berlusconi", ha dunque affermato l'avvocato riferendosi alla cena del 22 agosto 2010 quando, secondo alcune testimonianze, durante la cena delle ospiti ad Arcore avrebbero mimato atti sessuali con una statuetta di Priapo. Per Ghedini, però, è una circostanza esclusa dal capo d'imputazione che contesta a Berlusconi di avere compiuto atti sessuali con Ruby dal 14 febbraio al 22 maggio 2010. I testimoni - Tutti i testimoni dell'accusa, tranne una, non hanno partecipato alle serate comprese nel periodo dalla prima e l'ultima delle cene ad Arcore a cui partecipò Ruby. E' questo uno dei passaggi cruciali dell'arringa che Ghedini sta pronunciando per dimostrare l'innocenza di Berlusconi. Ghedini ha passato in rassegna questi testi, uno ad uno: Ambra Battilana, Melania Tumini, Maria Makdoum, Chiara Danese, Natasha Teatino e Imane Fadil. Tranne quest'ultima, le altre ragazze sono state ad Arcore quando Ruby non c'era, circostanza che renderebbe ininfluenti le loro deposizioni per dimostrare la colpevolezza dell'imputato. La stessa Fadil, ricorda Ghedini, parla di "cene di tipo erotico" riferendosi a serate quando Ruby non c'era. Di contro, è la tesi di Ghedini, ci sono 25 testimonianze che parlano di serate di natura completamente diversa rispetto a quelle raccontate dai testi dell'accusa. Nessuna pressione in Questura - "Sono 50 i testimoni che dicono tutti le stesse cose" sui fatti di Arcore, "sono fatti oggettivi il resto è fantasia", ha puntualizzato Ghedini. Oltre a 25 ragazze che hanno partecipato alle serate "ci sono altri soggetti che hanno rapporti di amicizia o lavoro con Berlusconi: ma non è detto che se sei amico sei un teste falso. Dalla procura vorremmo qualcosina di più se si vuole sostenere che sono tutti testi falsi". Riguardo al suo intervento in Questura, ''Silvio Berlusconi non ha mai chiesto di accelerare le procedure, ma ha chiesto solo una informazione'', ha detto l'avvocato del Cav spiegando che l'ex premier imputato per concussione e prostituzione minorile per il caso Ruby, non ha esercitato alcuna pressione sui funzionari della Questura di Milano. ''Io non so come si fa a contestare un reato simile - ha affermato - se non dal punto vista sociologico''.