Fiorentino, 48 anni, ecco chi èAntonio Sangermano, il bracciodestro della Boccassini
In magistratura dal 1995, è il più giovane dei tre magistrati d'accusa nel caso Ruby
Antonio Sangermano, fiorentino di 48 anni, è il più giovane dei tre magistrati del caso Ruby. Laurea in giurisprudenza nel 1989, un master in diritto tributario e contabilità fiscale delle imprese alla Luiss di Roma, è entrato in magistratura nel 1995. Da giovanissimo lavora alla procura della Repubblica di Patti, in Calabria, poi viene applicato alla Direzione distrettuale antimafia di Messina. All'inizio del 1999 passa alla procura di Vercelli, dove segue numerose inchieste di droga e pedofilia. Approda poi a Milano, dove entra a far parte del pool di magistrati sui reati sessuali guidato dal procuratore aggiunto Forno. Sangermano non si occupa però soltanto di questo. È sua l'inchiesta sul racket delle case popolari a Quarto Oggiaro e Niguarda, due quartieri della periferia di Milano, dove un'organizzazione permetteva di occupare illegalmente le case popolari dietro pagamento di “obolo” tra i 500 e i 2.500 euro. L'inchiesta nasce da una denuncia dell'associazione "Sos racket e usura". Nel 2010 è ancora Sangermano a chiedere l'arresto di Francesco Tadini, un noto gallerista milanese, figlio dell'artista Emilio Tadini, accusato di aver avuto rapporti sessuali con una 15enne e di detenzione di materiale pedopornografico. Sempre Sangermano porta a processo l'imprenditore Stefano Savasta, accusato dell'omicidio del suo collega e rivale in amore Stefano Cerri, il cui corpo non è mai stato ritrovato. Nel luglio 2010, mentre comincia a occuparsi del caso Ruby, chiede il rinvio a giudizio di 23 persone accusate di contrabbando di sigarette a livello internazionale per un valore di dieci milioni di euro.