Maxxi, Melandri avrà uno stipendio
Disse: "Farò la presidente, ma gratis". Ma cambia la destinazione d'uso, e due consiglieri decideranno l'entità della retribuzione
"Vado gratuitamente a rilanciare un'istituzione pubblica". Queste le ultime parole famose di Giovanna Melandri, spese all'indomani della nomina alla presidenza del Maxxi, il museo d'arte moderna di Roma fondato nel 2010. Una nomina che fu accolta da forti polemiche, anche a sinistra: poche ore dopo il "ritiro" dell'ex ministro dall'attività Parlamentare era spuntata una prestigiosa poltrona tutta per lei. Melandri, però, si difese spiegando in un diluvio di interviste che al Maxxi non ci sarebbe andata per il vil denaro. Anzi, disse proprio che non avrebbe ricevuto nessun compesno. Sarà stipendiata - Ma le cose cambiano. E gli stipendi, di fatto, arrivano: come rivela Dagospia, l'ex-ministro tecnico Francesco Profumo, poco prima di fare gli scatoloni, con una bella firma ha cambiato la destinazione d'uso della struttura, da museo ad ente di ricerca. Il risultato? L'ex-parlamentare del Partito democratico incasserà, come Paolo Baratta, il suo omologo alla Biennale di Venezia, un lauto stipendio (tutti soldi pubblici). Oltre al danno, la beffa - La beffa è che a decidere l'entità del compenso saranno due consigliere d'amminsitrazione indicate dalla stessa Melandri. E dire che dopo le polemiche che seguirono la sua nomina, la Melandri, decisa, aveva respinto le polemiche con queste parole: "Ai miei detrattori do appuntamento fra tre anni per valutare insieme i risultati". Evidentemente, però, tre anni le saranno sembrati troppo. Così, rompendo gli indugi, dopo sette mesi è uscita allo scoperto, confermando i timori di quei cattivoni che avevano polemizzato con la sua nomina: sì, lo stipendio ci sarà.