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Il fisco bastona Dolce e Gabbana, il pm chiede 2 anni e mezzo di carcere

La pubblica accusa contesta agli stilisti il reato di omessa dichiarazione. I due avrebbero evaso il fisco per 616 milioni di euro

Marta Macchi
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Condannati in primo grado, e poi in appelllo, dal tribunale di Milano per evasione fiscale i due stilisti italiani, Stefano Dolce e Domenico Gabbana, che si erano visti recapitare una maxi-multa di 343,4 milioni di euro. Una stangata non indifferente a cui va ad unirsi la richiesta del pm di Milano Gaetano Ruta che, di fronte al giudice monocratico, ha richiesto - per i due designer -  una pena pari a due anni e sei mesi di carcere. Secondo il rappresentante della pubblica accusa, Dolce e Gabbana "Sono i soggetti che hanno maggiormente beneficiato" dell'operazione al centro del processo. Su di loro pesa solo l'infrazione di omessa dichiarazione dei redditi, in quanto il reato di dichiarazione infedele, secondo la procura va dichiarato estinto per prescrizione. La vicenda - Il caso ha inizio ha nel 2004, quando Stefano e Domenico costituiscono la Dolce & Gabbana Luxemburg Sarl, che a sua volta compone la Gado Sarl. Quest'ultima acquista dagli stessi stilisti, al prezzo di 360 milioni di euro, alcuni marchi e successivamente, con un contratto di licenza, concede a un'altra società (la Dolce & Gabbana srl) il diritto di sfruttamento dei marchi in esclusiva e dietro il pagamenti di royalties. Un serie di operazioni che, secondo il fisco, sono quanto meno sospette, motivo per cui l'Agenzia delle Entrate si mette in moto. Oggi chiarezza è fatta perché, secondo la pubblica accusa, gli stilisti "furono beneficiari dell'operazione di esterovestizione attraverso la Gado, società lussemburghese, che in Lussemburgo aveva solo un piccolo ufficio in un palazzo, non c'era nessuna struttura perchè l'attività vera era tutta in Italia" e da questa operazione - Dolce e Gabbana - ricavarono "un indubbio vantaggio", afferma il pm Gaetano Ruta durante la requisitoria. L'evasione fiscale - Nel corso del processo di fronte al giudice monocratico della seconda sezione penale del tribunale di Milano, oltre ai due stilisti, sono implicate anche altre cinque persone a cui viene imputato il reato di omessa dichiarazione dei redditi (Alfonso Dolce, Cristiana Ruella, Giuseppe Minoni, Luciano Patelli e Antoine Noella). Secondo la procura, l'evasione fiscale dei creatori del marchio D&G sarebbe stata di circa 416 milioni di euro per ciascuno dei due stilisti a cui vanno inoltre aggiunti altri 200mln di un presunto imponibile evaso attraverso la Gado: "Costruzione perfetta per realizzare vantaggio fiscale".

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