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Cruciani, Fox e Crozza contano più di Saviano e Travaglio

Cruciani e Travaglio

Ma anche Fox e Crozza contano più di Marco e del guru Roberto Saviano: ecco chi "pesa" di più in Italia

Lucia Esposito
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di Tommaso Labranca Dieci anni fa, la rivista americana Time, non soddisfatta del clamore globale che destava la sua Persona dell'Anno, iniziò a pubblicare in aprile la lista delle 100 personalità più influenti del mondo.  Scorrendo la lista, si ha spesso la sensazione di essere degli emeriti ignoranti: più della metà di quei potenti personaggi sono Carneadi. Naturale: i cento sono votati dai lettori di Time e, si sa, gli statunitensi fanno coincidere il loro Paese con il mondo. Nessun senso di colpa se di fronte a nomi come Andrew Ng e Daphne Koller, Kai Fu Lee o Don Yeomans ci si sente come a un'interrogazione per la quale non si è studiato. Quest'anno gli italiani in lista sono solo due e anche quei due sono italiani in seconda battuta. Mario Draghi, più noto per il suo ruolo europeo, e Mario Balotelli che, come tutti i grandi calciatori, ha perso la connotazione nazionale ed è finito nella lista di Time per il suo periodo al Manchester, non certo per la relazione con la Fico. La lista è poi integrata da commenti di nomi prestigiosi. Stevie Wonder parla di Justin Timberlake, Henry Kissinger parla del presidente cinese Xi Jinping e c'è persino Obama che parla del senatore iperconservatore e ciò nonostante suo grande amico, Tom Coburn. Pensiamo per un istante alla stessa cosa fatta da una nostra pubblicazione. Pescando nel solito circo dell'intellettualismo telesnob, ecco scelte inaspettate e fresche: Lella Costa che parla di Guccini. Saviano che parla dei 99 Posse Travaglio che parla di Vauro. Jovanotti che parla di Jovanotti. Allontaniamo subito questo pensiero molesto e proviamo a fare una lista dei dieci  «most influential people» in Italia. Evitiamo politici, scrittori ed esponenti della Società Civile. Qui si tratta di coloro che davvero guidano il pensiero della nazione, non di quelli che credono di farlo. 1. Alessandro Bartezzaghi - Enigmista, 1959. È lui che, da condirettore, decide come i solutori più che abili consumeranno neuroni ogni settimana (enigmistica). Discende da una famiglia in cui non si lasciavano sul frigo appunti per comprare il pane, ma rebus. È autore dell'impossibile «Sinfonia di parole crociate» che, affrontato a letto prima di dormire, ha molto contribuito al calo demografico italiano. 2. Maurizio Crozza - Comico, 1959. Appena apre bocca, Crozza viene ripreso sulla home page di noti quotidiani. I suoi video su YouTube sono seguiti da milioni di utenti che, appena lo vedono, iniziano a ridere. Eppure quando è al di fuori del suo habitat, si smarrisce. Lo ricordate a Sanremo? Flaubert diceva che sbagliamo quando consideriamo sopravvalutati i personaggi celebri. Non conosceva Crozza.  3. Giuseppe Cruciani - Conduttore radiofonico, 1966. Per fortuna Donna Letizia non c'è più. Come avrebbe reagito ascoltando «La zanzara» condotta dal coprolalico e sgarbato Cruciani? Eppure sono centinaia di migliaia gli ascoltatori che lo seguono e molti chiamano pur sapendo che saranno insultati dal più Mod dei giornalisti. Tra un ospite fumino e una rissa, parte l'agenzia e la sera dopo l'audience sale. 4. Padre Livio Fanzaga - Direttore di Radio Maria, 1940. Ferrara? Panebianco? Feltri? Dilettanti che raggiungono a malapena qualche migliaio di seguaci. Il vero opinion leader del Paese reale è lui, Livio Fanzaga, novello microfono di Dio dopo padre Lombardi. Le sparate quotidiane di don Fanzaga formano la struttura teologica di 1,7 milioni di anziane convinte che Darwin fosse un pazzo. Chiunque fosse questo Darwin. 5. Michele Ferrero - Industriale, 1925. Ma quale slow food! L'Italia che manduca ha un solo referente: la Ferrero di Alba. Anche se non se ne accorge. Perché la discrezione piemontese induce non solo a nascondere il marchio dietro i nomi dei prodotti, ma anche a non far sfoggio del pecunio. L'invisibile Ferrero è l'uomo più ricco d'Italia. Ma l'uomo che nel 1964 ha regalato al mondo la Nutella merita questo e altro. 6. Paolo Fox - Astrologo televisivo, 1961. L'uomo che ha mandato all'aria il lavoro di Jung dicendo che non bisogna credere agli oroscopi, ma verificarli. Imperversa tra radio, tv, riviste pop, Internet e almanacchi. Gli italiani si affidano a lui come un tempo facevano con il santo protettore. Il segreto di Fox è l'ottimismo: «Oggi sarà una giornata orrenda, ma da giugno 2027 vedrete che le cose cambieranno». 7. Veronica Lario - Ex, 1956. Ex attrice, ex socia del Foglio, ex pasionaria da intervista, ma soprattutto ex di un ex presidente del Consiglio. Ha anche un ex nome vero, ma non lo ricorda più nessuno, nemmeno lei. Nella sua breve carriera di attrice non ha fatto sognare tanto quanto sta facendo sognare oggi milioni di italiane che sperano in un assegno di mantenimento pari ad almeno un decimo del suo. 8. Emma Marrone - Cantante, 1984. Arrogante nei modi, sguaiata nelle interpretazioni, pensa di essere innovativa, pur cantando plagi di pezzi anni 60, è convinta di restare per sempre sotto i 30 anni. Emma è modello per l'esercito di ragazzotte dalla coscia ai polifosfati che vivono nei centri commerciali, incolpando i vecchi (leggi gli over 30) del loro stato di precariato. 9. Benedetta Parodi - Sedicente cuoca, 1972. L'Italia autarchica aveva Petronilla, l'Italia della crisi ha Benedetta. Perché un arrotino che fa il dentista è arrestato, mentre la Parodi che fa la cuoca resta impunita? Nella sua incapacità si ritrovano i milioni di giovani italiane venute su senza l'ora di economia domestica a scuola. Spende metà del cachet per pagarsi l'Inail contro gli incidenti domestici. 10. Valentino Rossi - Pilota motociclistico, 1979. Non vince da molto, ma resta il più amato dagli italiani ai quali basta sfoggiare un 46 adesivo su un triciclo per sentirsi campioni. Piace perché riassume tutti i difetti di molti nostri connazionali che così si sentono giustificati: anonimo nel cognome come nell'aspetto, si sente comunque un latin lover, non sa perdere e fa il furbetto quando si tratta di soldi. Un eroe.

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