Renzi, Strada, Saviano: i nemici del Cav che fanno la coda da Maria
Tutti in attesa di partecipare alla trasmissione della De Filippi. In principio fu il rottamatore...
di Fabrizio Biasin Le «Berluschene» sono misteriosi esseri mitologici nemici di Silvione da Arcore: lo schifano, lo detestano, ci sputazzano sopra se possono, lo infamano da par loro, dicono «Silvio infingardo, Silvio arrapato, Silvio cattivo esempio, Silvio con la pompetta». Epperò, alla stregua delle falene, non possono fare a meno di sbattere la capoccia contro il loro nemico giurato, perché senza di lui sono fottute, spacciate, destinate all'estinzione come miseri panda spelacchiati. E così, come la falena punta la luce, l'uomo di sinistra chiede aiuto a Maria. Che non è la mamma di Gesù, ma a miracoli è messa piuttosto bene. E si tratta della De Filippi, unica e sola, capace di trasformare ragazzini in vere pop star (Amici), tamarri da quattro soldi in grandi amatori (Uomini e Donne), bravissima soprattutto a dare ossigeno a chi arranca o cerca il riflettore giusto al momento giusto. Così è capitato con Matteone Renzi, il figo della sinistra che per qualcuno è di destra e fa finta di stare a sinistra e per qualcun altro e di sinistra ma fa finta di stare a destra, perché a guardar bene chi è di sinistra in un modo o nell'altro fa la fine dell'eskimo: va in soffitta. Cosa ti combina l'astuto Matteo: deve conquistare gli ultimi cinque che in Italia non hanno pensato «come è sveglio questo qua»? E allora si infila il giubbotto di Fonzie e in total black va a fare la micidiale comparsata in prima serata. E sono osanna, e sono applausoni a scena aperta, e il consenso schizza come chicco di grano gettato nel cratere dell'Etna. E lui tira su il pollice e fa «ehiiii» come Fonzarelli, ringrazia Maria, di sponda pure Silvionesuo, e torna a casa a specchiarsi e a dire «specchio specchio delle mie brame...». E il Berlusca come reagisce? Lascia fare, ché lui non è un pirla e sa che se uno pubblicamente lo manda affanbrodo ma poi chiede udienza a Maria, è un po' come se si tirasse la zappetta sui piedini. Che poi non è propriamente il caso di quel paraculaccio del Renzi, capace di andar d'accordo con il Guelfo e il Ghibellino. Semmai invece possiamo tirare le orecchie al chirurgo, filantropo, pacifista italiano, fondatore dell'ong Emergency e tanti altri peana, Gino Strada. Pure lui si fa un giro sulla giostra di Maria, alla semifinale, e pazienza se in passato non ha mai risparmiato la tirata d'orecchie, l'attacco gratuito, il rimbrotto a Silvio, ovvero a colui che gli permette di dire quel che vuole tra cantanti e ballerini in erba. E uno dice «Vabbè, in fondo Strada ha rotto le scatole pure a D'Alema e Prodi». Eh, lui sì. Ma Saviano invece no. E qua e là c'è chi mormora che per la finale prossima ventura del talent defilippiano, una poltrona sia già pronta per ospitare il celebrato autore di «Gomorra» e «ZeroZeroZero». Solo che «Gomorra» lo conoscono pure a Timbuctù, mentre il libro sulla coca ha sì venduto, ma molto meno rispetto alle previsioni. Diciamo che siamo passati dai due milioni di copie (più filmone pluri-premiato) di «Gomorra», a meno di 500mila (la tiratura dell'ultima opera). Che non è edita Mondadori perché Saviano con Silvio non vuole avere niente a che fare a meno che non si tratti di farsi pubblicità. E allora pare che in accordo con la nuova casa editrice, la «Feltrinelli», Robertone sia disposto a turarsi il naso, a far finta di niente, a improvvisare un passo a due con Garrison di «Brian & Garrison», a fare il bello e cattivo tempo non più dall'amico fraterno Fazio, bensì in casa del Cavaliere. In barba alla coerenza perdinci. Al Biscione non confermano e non smentiscono ma in ogni caso sappiamo già come si comporterà il Cav, lascerà fare, che tanto sa come vanno certe cose: alla fine dei conti - attori, politici, nani e ballerine - prima o poi tutti gli chiedono un favore. E un favore non si nega a nessuno. Manco alle «Berluschene».