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Ferrara: "Io faccio ridere, i pm piangere"

Ferrara, Boccassini-style

Parla l'Elefantino dopo le critiche dell'Associazione nazionale dei magistrati per la performance in versione-Boccassini

Andrea Tempestini
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intervista di Salvatore Dama Giuliano Ferrara in parrucca rossa che, con un testo rimaneggiato sulle note del Rigoletto, fa il verso a Ilda Boccassini.  «È solo per estrema generosità “artistica” che ho deciso di fare un video elegante, verdiano, melodrammatico».  Il suo video-burla non è piaciuto a Rodolfo Sabelli. «Non c'è niente da ridere sulla giustizia», dice il capo dell'Anm.  «Ha ragione».  Ha ragione? «Altro che ridere, c'è da piangere. Sabelli è il capo di un sindacato dei magistrati che avalla un processo talebano».  Il caso Ruby. «Se ci fosse la prova di un reato - la concussione o l'amplesso con una minore in cambio di soldi - allora nulla da dire: la giustizia è la giustizia, per Berlusconi come per ogni altro cittadino». La prova non c'è? «No che non c'è, ed è chiaro a tutti. Al posto della prova c'è una filosofia di vita, la teorizzazione di come si deve essere. Quello che i tedeschi chiamano il sollen, cioè il dover essere della società». Il pm Boccassini ha chiesto la condanna di Berlusconi a sei anni e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.    «La Boccassini vuole condannare una persona di cui si è dimostrato solo che ama ricrearsi con delle giovani donne e con dei vecchi amici. Questo è ridicolo. Anzi grottesco. Una roba del genere ha un impianto di tipo talebano. Ricordiamo che questa campagna è stata nutrita da un'assemblea in un palasport...».  Febbraio 2011. La manifestazione di Libertà e Giustizia per chiedere le dimissioni di Berlusconi, allora premier.  «Il fior fiore dell'intellighenzia italiana, da Umberto Eco in giù, ha preso un ragazzo di 13 anni - dico tre-di-ci! -, l'ha messo su un palco e gli ha fatto dire che Berlusconi è un maiale. Allora io dico: questo  non è un Paese occidentale e democratico. Prenda il caso di Strauss-Kahn». L'ex direttore del Fondo monetario accusato di stupro da una cameriera e poi scagionato dalle indagini della procura di New York.  «La giustizia americana, avendo ricevuto una denuncia dettagliata da una donna che accusava Strauss-Kahn di averla costretta a fare sesso, è stata durissima con lui. Ma, appena ha avuto il dubbio che il reato non fosse perfettamente dimostrabile in giudizio, allora ha fatto cadere l'accusa».  In Italia non funziona proprio così.  «Ed è pazzesco. Cosa vuole la pubblica accusa? Non si possono invitare a casa propria delle ragazze di vent'anni? Certo, io non dico, come Berlusconi, che erano cene eleganti...». Cos'erano? «Erano cene gaudenti. C'era  la lap dance, i travestimenti, i pettegolezzi che si inseguivano, le cortigiane. Hanno giocato all'harem».  È «accanimento giudiziario», come lamenta Berlusconi? «È neopuritanesimo vergognoso. È la  tendenza “shariota” di una procura  che ha mostrato tutta la gamma del pregiudizio, dell'odio misogino, dell'invidia sociale nei confronti dei ricchi, dell'incapacità di capire la differenza tra regalo e mercede in cambio di prostituzione. Un harem di prostituzione non è un harem satrapico-ricreativo come quello di Berlusconi. Quello è il giro dei suoi amici. Il giro di un uomo ricco che si ricrea. È un fatto evidentemente privato. Ed è inviolabile in una democrazia liberale moderna».

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