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Ius soli, Di Battista (M5S): "Grillo non è parlamentare, decidiamo noi. Lui è come Scalfari"

Il deputato grillino: "Io sarei favorevole, ma devono decidere i cittadini". Il distinguo da Beppe poi parziale marcia indietro: "Non sapevo di parlare con un giornalista"

Giulio Bucchi
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  Forse a Beppe Grillo stanno sfuggendo le 5 Stelle di mano. Dopo il caso diaria, è il turno dello "ius soli". Ed è bufera, dopo l'annuncio del leader M5S di un "referendum" per decidere sulla cittadinanza agli stranieri. Ad innescarla, una dichiarazione del deputato grillino Alessandro Di Battista, in una conversazione con un giornalista dell'Agi: "Grillo non è un parlamentare. Io sono favorevole allo ius soli". E' una notizia, perché per la prima volta o quasi un eletto a 5 Stelle si oppone in maniera chiara alla linea dettata dal grande capo. "Non sono però io a decidere. Il Movimento 5 Stelle è favorevole alla democrazia diretta, quindi saranno i cittadini a decidere. Naturalmente per la democrazia diretta è fondamentale che i cittadini siano correttamente informati". E alla domanda se sia giusto che un figlio di tunisini nato e cresciuto in Italia non sia cittadino italiano, Di Battista risponde: "Non è giusto. Io sono per lo ius soli. E' più italiano il figlio di immigrati nato e cresciuto in Italia piuttosto che un argentino, nipote di italiani, che l'Italia non l'ha mai vista. E' una questione di diritti fondamentali tra cui il diritto alla cittadinanza". Quindi la stoccata a Grillo: "Ciò che scrive Grillo sul suo blog - spiega al giornalista -, equivale a quello che può scrivere Eugenio Scalfari su Repubblica". Parallelo un po' irriguardoso, forse, visto l'astio che Beppe dedica ogni giorno ai giornalisti e ai protagonisti della vecchia politica. E Scalfari rientra un po' anche nella seconda categoria. La smentita (parziale) di Di Battista - Passano un paio d'ore, e Di Battista comprende la portata epocale delle sue parole. Vuoi vedere che qualcuno, tra gli eletti del Movimento, trova il coraggio di sfidare l'ira del leader? Non sia mai, e infatti il deputato torna parzialmente sui suoi passi. Di Battista aggiunge di aver così risposto alla domanda se la pensasse come Beppe Grillo: "Sì, sono d'accordo con lui. Beppe ha certamente una sua influenza, è il nostro megafono, ma poi a decidere siamo noi parlamentari e la rete, lui non sta in Parlamento". "Questo - spiega il grillino - è ciò che ho detto e che è stato palesemente travisato. La persona che ha raccolto le mie dichiarazioni - prosegue - non si è qualificata come giornalista, tanto che l'ho scambiato per un deputato del Pd. La persona in questione non mostrava, infatti, il cartellino identificativo per i giornalisti e per questa ragione ho denunciato l'accaduto al servizio sicurezza della Camera dei deputati. E' l'ennesima trappola dei media - conclude Di Battista - una delle tante imboscate che ci tendono per fare apparire spaccature inesistenti all'interno del movimento. Solo al termine dello scambio di battute, il giornalista si è qualificato come tale, prima di andare via. Si chiede, pertanto, a tutti i cronisti di attenersi alle regole etiche e deontologiche della professione". Il cronista dell'Agi che ha raccolto le dichiarazioni di Di Battista sottolinea di essersi qualificato come tale, non al termine ma già nel corso del lungo colloquio svoltosi al primo piano di palazzo Montecitorio e conferma in toto le notizie trasmesse. E ora, che dirà Grillo?    

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