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I soprannomi: da "Divo" a "Belzebù"

Giulio Andreotti

Tra i colleghi e sui media, Andreotti era una superstar: nessun protagonista della vita pubblica ha avuto tanti nomignoli

Matteo Legnani
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  Pochi personaggi, anche per la longevità della sua vita pubblica, hanno ricevuto tanti soprannomi quanto Andreotti. Quello più noto era "Divo Giulio", coniato dal giornalista Mino Pecorelli per via della personalità carismatica e pragmatica che ne faceva il Giulio Cesare della politica italiana, evidenziandone la "sacralità" nella politica italiana. È stato chiamato anche "Zio Giulio", sia per l'epiteto con il quale sarebbe stato conosciuto dai clan mafiosi secondo l'accusa rivoltagli al processo palermitano (Zù Giulio, secondo i pentiti), sia per il tono paterno con cui tante volte - durante la Seconda Repubblica - si è espresso nei suoi discorsi, atteggiandoli ad uno stile "super partes" proprio di uno degli ultimi Costituenti ancora in vita. In ambienti socialisti lo chiamavano "Belzebù", per distinguerlo da Belfagor, denominazione applicata a Licio Gelli. Da ricordare anche "Molok", "la Sfinge", "il Gobbo" e "il Papa Nero".  

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