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E' morto Giulio Andreotti: una vita tra potere e misteri

Giulio Andreotti

Andrea Tempestini
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di Andrea Tempestini @antempestini Se ne va un pezzo di storia italiana. A 94 anni è morto Giulio Andreotti, simbolo del potere Dc, uno degli uomini più influenti nella storia della nostra Repubblica. Senatore a vita, sette volte presidente del Consiglio, da tempo malato (era ricoverato dal 3 maggio al Policlinico Gemelli per una crisi respiratoria), si è spento alle 12.25 di lunedì 6 maggio nella sua abitazione romana: la notizia è stata diffusa dai suoi familiari. Nato nel 1919, grande protagonista della politica italiana della seconda metà del XX secolo, la sua carriera politica iniziò alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando al seguito di Alcide De Gasperi diventò membro della Costituente, nel 1946. I funerali si svolgeranno domani, martedì 7 maggio alle ore 14: la storica segretaria, Patrizia Chielli, ha annunciato che "non ci saranno funerali di Stato né camera ardente. Le esequie saranno celebrate nella parrocchia con gli stretti familiari". Si tratta della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, quella dove Andreotti ogni mattina assisteva alla Messa. La camera ardente sarà allestita nell'abitazione di corso Vittorio Emanuele. Alla notizia della sua morte, davanti al portone del civico 326 si è riunita una folla di giornalisti, cameraman, fotografi e curiosi armati di cellulari e videocamere.  Le frasi celebri di Giulio Andreotti Leggi l'approfondimento Il Divino Giulio in bianco e nero Guarda le foto nella gallery Gli incarichi - Nella sua lunga carriera, Andreotti ha visto sette pontificati - da Pio XII a Papa Francesco -, dodici presidenti Usa - da Truman a Obama -, sette leader sovietici - da Stalin a Gorbaciov. Scaramantico, enigmatico, misterioso, secondo molti "scatola nera" di molti misteri nella storia della Repubblica, ha ricoperto più volte incarichi di prestigio: oltre alla premiership fu per otto volte ministro della Difesa, cinque volte titolare della Farnesina e due delle Finanze. Fu anche ministro del Bilancio e dell'Industria, una volta andò al Tesoro e nel 1992 sfiorò l'elezione al Quirinale: all'indomani dell'attentato a Giovanni Falcone, il Parlamento, nei giorni più duri di Tangentopoli, elesse Oscar Luigi Scalfaro.  Mafia e omicidio Pecorelli: i processi Leggi l'approfondimento Da "Divo" a "Belzebù": tutti i soprannomi Leggi l'approfondimento Il concetto di morte - Il "divino Giulio", questo uno dei suoi tanti soprannomi - Bettino Craxi lo chiamava "Belzebù" - maneggiava con scaramanzia anche il concetto di morte: "Non sono pronto. Spero di morire il più tardi possibile. Ma se dovessi morire tra un minuto, so che non sarei chiamato a rispondere né di Pecorelli, né della mafia. Di altre così sì, ma su questo ho le carte in regola", diceva qualche anno fa, respingendo le due accuse che tra le tante subite nella sua carriera riteneva più infamanti. 2008, il malore in diretta tv Guarda il video su Liberotv Andreotti intervistato da Enzo Biagi Guarda il video su Liberotv I traumi - L'accusa di essere colluso col mafia travolse Andreotti. La notizia del presunto bacio con Toto Riina fece il giro del mondo. Il 13 maggio del 1993 il Senato accordò l'autorizzazione a procedere nei confronti del divino Giulio. La vicenda si chiuse solo nel 2004, quando la Cassazione confermò le sentenze di assoluzione, anche se in un caso per prescrizione. "Hanno usato i processi per mettermi fuori gioco politicamente", disse l'ex premier. Un altro passaggio chiave della sua carriera, un altro trauma forse mai superato, fu il rapimento e l'omicidio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse, proprio quando Andreotti, nel 1978, si accingeva a formare il governo di solidarietà nazionale con il voto dei comunisti. Grillo disse: "Quando finalmente morirà..." Guarda il video su Liberotv Quale la tua frase preferita di Andreotti? Vota il sondaggio di Liberoquotidiano.it Napolitano e Berlusconi - Alla famiglia Andreotti è arrivato un messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: "Sulla lunga esperienza di vita del Senatore Giulio Andreotti e sull'opera da lui prestata in molteplici forme nel più vasto ambito dell'attività politica, parlamentare e di governo, potranno esprimersi valutazioni approfondite e compiute solo in sede di giudizio storico. A me spetta in questo momento rivolgere l'estremo saluto della Repubblica a una personalità che ne ha attraversato per un cinquantennio l'intera storia". Quindi le parole di Silvio Berlusconi: "Con Andreotti scompare un protagonista politico e un uomo di governo che ha fatto la storia d'Italia. Leader tra i più autorevoli della Dc, ha saputa difendere la democrazia e la libertà in Italia in anni difficili, sia in quelli della contrapposizione tra cattolici moderati e comunisti, sia in quelli in cui la Dc diede un contributo decisivo, di vite umane e di valori, per la sconfitta del terrorismo brigatista". Il Cav aggiunge: "Contro la sua persona la sinistra ha sperimentato una forma di lotta indegna di un Paese civile, basata sulla demonizzazione dell'avversario e sulla persecuzione giudiziara:  un calvario che Andreotti ha superato con dignità e compostezza, uscendone vincitore. Quello usato contro di lui è un metodo che conosciamo bene, perchè la sinistra dell'odio e dell'invidia - spiega ancora il Cavaliere - ha continuato a metterlo in campo anche contro l'avversario che non riusciva a battere nelle urne".  Il cordoglio - Secondo Pier Ferdinando Casini, Andreotti "è stato la Democrazione Cristiana, pur non essendo mai stato segretario della Dc". Per Renato Schifani se n'è andato un simbolo della nostra vita democratica". Poi Fabrizio Cicchitto, che spiega che per Andreotti "la mediazione era l'essenza della politica e andava esercitata con tutti". In lacrime, Giulia Bongiorno - legale di Andreotti - ha detto: "Ora scriveranno di tutto, ma chi lo ha conosciuto sa che se n'è andata una persona speciale e grandissima. Sento dentro di me una mancanza enorme. E' morta una persona unica, non rara". La Bongiorno è stata tra i primi ad accorrere nell'abitazione del senatore a vita. Secondo Massimo D'Alema, Andreotti è stato "certamente un leader anche molto discusso. Tuttavia non si può negare che egli abbia mantenuto aperto il dialogo anche con le forze politiche lontane dal suo pensiero". Al cordoglio ha partecipato anche Maurizio Gasparri, secondo cui "Andreotti è stato un indiscutibile protagonista della vita politica italiana. Non sono mai stato un suo sostenitore, ma ho condiviso con lui l'appartenza al Senato, la fece calcistica, il quartiere e anche la parrocchia".

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