Boldrini: "Mai parlato di leggi sul web"
Un balletto. Sulle punte delle scarpette da danza c'è la donna più chiacchierata degli ultimi giorni, la presidente della Camera, Laura Boldrini. Nel mirino della vendoliana c'è (ancora) la rete, dove si sono riversate minacce di morte nei suoi confronti e fotomontaggi di dubbio gusto. Si era sfogata con Repubblica, intervistata da Concita De Gregorio. Tra le altre, aveva pronunciato questa frase: "Io - si parlava di internet e derivati - non ho paura di aprire un fronte di battaglia, se necessario. Daremo visibilità a un gruppo di fanatici? Sì, è vero. Ma non sono pochi, sono migliaia e migliaia, crescono ogni giorno e costituiscono una porzione del Paese che non possiamo ignorare: c'è e dobbiamo combatterla. Non posso denunciarli tutti individualmente: è un arma spuntata, la giustizia cammina lentamente al cospetto della rete, quando arriva la minaccia è già altrove, moltiplicata per mille". La deduzione - La terza carica dello Stato, insomma, parlava chiaro e tondo della necessità di "combattere" l'esercito degli idioti del web, dei minacciatori di professione, dei codardi che si nascondono dietro l'anonimato per riversare in rete tutta la loro ignoranza e il loro livore. La Bolrdini ha sottolineato che "la giustizia cammina lentamente al cospetto della rete". Semplice la deduzione che più o meno tutti hanno fatto: la presidente della Camera vuole legiferare in merito. Immediata la levata di scudi degli integralisti dell'online, pronti a gridare alla censura, come per esempio ha fatto l'improbabile capogruppo alla Camera del M5S, Roberta Lombardi, che ha chiesto di non usare i pentastellati come scusa per limitare la rete (si sa, per loro internet è come una divinità. Anzi molto di più). Chissà poi che c'entravano, i pentastellati... La precisazione - Passa qualche ora, e dalla stessa Boldrini - eccoci al balletto - arriva la smentita. "No, non voglio nessun giro di vite". Insomma, smentisce se stessa (come spesse volte fanno i grillini, Vito Crimi docet). "Mai parlato di anarchia - ha scritto su Twitter - o di una nuova legge per web. Obiettivo è arginare la violenza contro le donne anche in rete". Quindi pochi minuti dopo, su Facebook, ecco la corposa precisazione: "Vorrei ringraziare tutte e tutti per i tanti attestati di solidarietà arrivati da parte di cittadini, associazioni, esponenti politici, sindacali, religiosi e rappresentanti istituzionali. Desidero anche ribadire il senso dell'intervista con Concita De Gregorio (...). Nell'intervista non parlo mai né di anarchia, né di censura, né della necessità di una nuova legge". L'autosmentita - Il pippone della Boldrini continua. Ci spiega che anche lei, e ci mancerebbe altro, "credo nel potenziale partecipativo e democratico della rete, ho voluto attivare ed utilizzo quotidianamente, da presidente della Camera, una pagina Facebook ed un profilo Twitter, che considero strumenti utili al confronto e al dialogo. Ci tengo, anche con questi mezzi, ad accorciare le distanze tra le istituzioni ed i cittadini. Ma le minacce, gli insulti, le intimidazioni, la violenza non sono mai accettabili, nè dentro il web nè fuori. Nell'intervista, dunque, intendevo aprire un confronto sulla violenza contro le donne, che si manifesta anche attraverso internet". Siamo colti da lieve sbigottimento. La presidente della Camera, insomma, vuoleva aprire un dibattito sulla violenza contro le donne, e non sulla rete (e, soprattutto, sulla possibilità di legiferare per zittire i mentecatti dell'online). Sembra quasi - ripetiamo - che la Boldrini sia riuscita nella goffa impresa di smentire se stessa...