Biancofiore: "Mi accusano di omofobia perché sto con il Cavaliere"
Polemiche per la nomina a sottosegretario. Lei: "Niente contro i gay, ma non capisco chi va a trans. L'ultrasinistra mi attacca per colpire Letta"
di Paolo Emilio Russo Omofoba no, berlusconiana sì: «Quello sempre». Michaela Biancofiore ha appena giurato come sottosegretario alla Presidenza del consiglio, un gradino sotto il vicesegretario del Pd, Enrico Letta. Sottosegretario, l'omofobia è una malattia. «E infatti, per fortuna, sono sanissima». Le associazioni lgbt la accusano di avere pregiudizi per via di alcune frasi pronunciate mesi fa. Cose tipo «c'è chi nasce con una natura diversa e non ha vita facile» e «chi vai coi trans ha problemi»... «Sono dichiarazioni malamente estrapolate da una intervista che, tra l'altro, aveva toni leggeri. Non ho mai pronunciato una sola parola che fosse discriminatoria, men che meno offeso nessuno». Eppure... «Scusi, ma quale sarebbe l'offesa per i gay? Ci sono gli eterosessuali, ci sono gli omosessuali, per me pari sono e pari devono essere. Anzi, pur in quella frase che mi contestano, riconoscevo che talvolta, ancora nel 2013 e in Italia, essere omosessuale è difficile. Ho massimo rispetto di tutti. Semmai ho visto poco rispetto per me…». Sì, ma il ministero per le Pari Opportunità si occupa anche di trans… «Il ministero per le Pari Opportunità ha come missione quella di rimuovere le discriminazioni, azzerare i gap. Questo farà il ministro, Josefa Idem, di questo mi occuperò ovviamente anche io. Sui trans non ho mai detto nulla di offensivo. Ciascuno può fare quel che vuole, è ovvio, oltre che sancito dalla Costituzione. Ma certo non è facile comprendere perché un uomo debba preferire un transessuale ad una donna o a un altro uomo. Mi sbaglio?». Pare che la sua nomina abbia fatto traballare l'equilibrio -che sembrava solido- raggiunto con la composizione dell'esecutivo e la nomina dei sottosegretari. Si sente in colpa? «Guardi, non è traballato un bel niente. Alcuni deputati di sinistra e un pugno di associazioni di ultrasinistra hanno provato ad usare me come clava per colpire Enrico Letta e il governo, tutto lì. Pensare che erano loro alleati col Pd, di cui il premier è vicesegretario, mica io. Non fosse stato per l'apparentamento con il Pd sarebbero a casa: bel ringraziamento. Le associazioni? Saranno deluse: ci sono state lotte terribili per accaparrarsi seggi e, quindi, posti al governo, ma poi le elezioni sono andate come sono andate... È stato un attacco strumentale perché tra l'altro sarò chiamata ad occuparmi anche di Politiche giovanili e Sport». Ma perché il caso del giorno è stata lei e non, per esempio, Gianfranco Miccichè? Se l'è chiesto? «Guardi, io non amo il vittimismo e quindi non ci casco. Sono contenta che Laura Boldrini abbia denunciato minacce, intimidazioni, allusioni e la Procura sia intervenuta. Ma queste cose vanno avanti da anni e, almeno fino ad oggi, un buon pezzo della sinistra radicale ci ha sguazzato. Poi è chiaro perché hanno scelto me: io sono berlusconiana, una berlusconiana fiera, e quindi raffiguro per qualcuno, quei pochi a sinistra che non hanno capito che ora dobbiamo stare tutti insieme e lavorare per il bene comune, una icona». Addirittura? «Mica mi fa piacere, eh. Ma non mi stupisco più di tanto. Come ho detto ieri la cosa che fa un po' ridere è che io, nominato sottosegretario alle Pari Opportunità, sono stata oggetto di una discriminazione, preventiva per giunta. Non avevo ancora giurato e, per loro, avevo già sbagliato. Ma ho le spalle grosse…». Almeno sulle spalle, però, arriva seconda: il suo ministro, la piddina olimpionica… «Non la conoscevo, abbiamo parlato a lungo e mi è piaciuta molto. Molto umana, molto concreta. Sono sicura che lavoreremo molto bene insieme». Da dove comincia il suo lavoro? «Ricomincia da dove è stato interrotto nel novembre 2011, dal governo di Silvio Berlusconi: da allora per Pari Opportunità, Gioventù e Sport si è fatto pochissimo, per non dire nulla. Ricominciamo dal chiedere sicurezza per le donne e per gli uomini, dalle iniziative per rendere più facile l'accesso al mondo del lavoro ai giovani. E dalla lotta all'omofobia, pure. La prima campagna istituzionale della Presidenza del consiglio è stata fatta quando a capo c'era Berlusconi, eh».