Cerca
Cerca
+

Giannino torna (ancora) in politica:"Punto al 15 per cento e vado con Renzi"

Giannino alleato con la Lega?

L'ex leader di Fare non molla. Vuole riprendersi il partito e prepararsi al voto: "Rappresento tutti i delusi"

Ignazio Stagno
  • a
  • a
  • a

di Ignazio Stagno A volte ritornano. Pure senza laurea. Accade a Oscar Giannino, ex leader di Fare per Fermare il declino che a quanto pare di farsi da parte non vuole sentirne. Anzi, passata la bufera su i suoi titoli accademici è pronto a tornare in pista. Così ieri a Roma, in vista del congresso di Fare previsto l'11 e il 12 maggio, ha organizzato un incontro per entrare ancora in partita. Il ri-debutto è stato delirante. Ho il 15 per cento -  Giannino crede di avere un consenso a due cifre: "Il cammino politico di Fare rimane quello dare rappresentanza politica a quel 15% di elettori che non si riconoscono in questo sistema tripolare". Peccato che alle ultime elezioni Fare ha raccolto lo 0,91 per cento. Ma lui insiste: "Quel 15% di elettori c'è, il quadro uscito dalle elezioni ci spinge a dover dialogare con pezzi di queste forze politiche che sono rimaste deluse". Secondo il fondatore di Fare, il partito non deve "replicare la regola di dire no a chiunque abbia un passato politico". Sono inferiore -  Poi dopo gli annunci e i proclama elettorali torna il buio. Qualcuno gli chiede ancora di quelle sue lauree mai conseguite e ostentate senza problemi: "Quello che è successo è stato dovuto a un mio complesso di inferiorità. Io pago per questo. I militanti però quando mi incontrano si ricordano molto di quello che ho fatto. Quello che mi è capitato mi impedirà di prendere incarichi politici. Sono un semplice aderente e continuerò a dare una mano". Alleanza con Renzi - Infine per cacciare via i ricordi scomodi, Giannino torna politico e guarda pure al futuro e avanza un'improbabile alleanza con il sindaco di Firenze: "Di sicuro l'ipotesi di un' alleanza elettorale di Fare con un Partito democratico guidato da Renzi è molto interessante. In campagna elettorale abbiamo detto che era stato un errore quello del Pd di fare primarie chiuse. Se ci fosse stato Renzi candidato, non ci sarebbero stati né Monti né Berlusconi. Il problema è che nello scorso ottobre la scelta di Renzi candidato premier sarebbe nata dagli italiani. Ora nascerebbe da un processo interno al partito". E lui con quel suo immenso bottino di voti potrebbe dargli una mano per la scalata a palazzo Chigi. 

Dai blog