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Bersaglia Travaglio:lo incontra al ristorantee gli tira un panino

Il racconto dell'incontro con Marco e l'importanza della memoria dei pesci rossi

Matteo Legnani
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di Filippo Facci @FilippoFacci1 La settimana scorsa ho tirato un panino a Travaglio. Proprio un panino: eravamo allo stesso ristorante - da Cesarino, a Perugia - e non so che cosa mi ha preso. Lui era al tavolo con Peter Gomez e Lirio Abbate e Caterina Soffici, colleghi simpatici coi quali avevamo riso prima che arrivasse lui, e coi quali saremmo tornati a ridere appena fosse ripartito: ma ora lui c'era, inamidato, la faccia di pietra, e allora tutti erano serissimi e alla nostra tavolata di pirla non davano confidenza. Allora, non so: gli ho tirato 'sto panino e l'ho beccato nella schiena. Lui si è voltato come se una pallonata avesse frantumato i vetri della parrocchia, e avrei voluto dirgli: Marco, dai, rilassati, sei a cena, libera gli ostaggi. Invece niente. Non c'è tregua, dal giorno dopo avrebbe ricominciato a prendersela col mondo: ladri, assassini, corrotti, e insulti, e repliche puntute a tutti. E allora sia, Marco. Ricominciamo. A fine marzo segnalai che in un editoriale avevi scambiato la viola del pensiero per uno strumento musicale: hai replicato stizzito. Ora segnalo che il 27 agosto e il 18 aprile e il 1° maggio hai scritto che «la memoria dei pesci rossi dura tre mesi», che è una sciocchezza due volte: la prima perché la massima, in ogni caso, dice che dura tre secondi (non tre mesi) e la seconda è perché la tesi è stata smentita da innumerevoli studi in tutto il mondo. Ora se vuoi puoi replicare, Marco. I pesci rossi sono importanti, Marco.

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