Ingroia dopo due mesi ammette la sconfitta e chiude Rivoluzione Civile
Il magistrato liquida il movimento: "Ognuno vada per la sua strada"
Ci ha messo più di due mesi a mandar giù il boccone amaro. Oggi è arrivato il momento di ammettere la sconfitta, voltare pagina, ma di fare il magistrato neanche a parlarne. Stiamo parlando di Antonio Ingroia che ha ufficialmente liquidato il movimento con il quale si era candidato premier alle elezioni politiche di febbraio. Ma niente paura. L'ex Pm di Palermo non è affatto intenzionato a ritirarsi dalla scena politica. Solo non gli piacciono più i compagni di viaggio. E così dopo averli liquidati è pronto a dar vita a un nuovo soggetto: Azione Civile, che ha presentato oggi nella sede dell'associazione nella centralissima via del Corso a Roma. Ognuno per la sua strada - "I soggetti che hanno dato vita a Rivoluzione Civile hanno deciso all'unanimità di considerare conclusa questa esperienza", ha scritto in una nota Ingroia insieme a Angelo Bonelli (Verdi), Luigi De Magistris (Movimento Arancione), Oliviero Diliberto (Pdci), Antonio Di Pietro (Idv), Paolo Ferrero (Prc) e Leoluca Orlando (Rete2018). "Il risultato insoddisfacente delle elezioni politiche del febbraio scorso ha indotto ognuna delle componenti a una riflessione profonda della nuova fase politica al proprio interno". "Si è preso atto - prosegue la nota - che le scelte strategiche future dei singoli soggetti sono incompatibili con la prosecuzione di un progetto politico comune, quanto meno nell'immediato. Resta intatta la stima reciproca tra tutte le forze che hanno dato vita a RC e la volontà di mantenere comunque interlocuzioni finalizzate al profondo cambiamento politico, culturale e sociale dell'Italia. Resta inoltre forte il convincimento che nel nostro Paese la presenza in Parlamento di rappresentanti delle forze unite attorno a Rivoluzione Civile avrebbe portato un arricchimento importante al dibattito per la realizzazione di una legislazione avanzata sul terreno dei diritti sociali e civili, della legalità, dell'etica nella politica e di un nuovo impianto istituzionale. Il contrario di quanto purtroppo è avvenuto". Non professionisti della politica - L'obiettivo di Azione Civile, nei progetti di Ingroia, è quello di stimolare il protagonismo politico dei non professionisti della politica che chiedono di partecipare e vogliono che si realizzi il rinnovamento della politica stessa. Un movimento "che parte senza partiti ma che non è contro i partiti", ha detto in conferenza stampa. Azione Civile "non vuole essere un altro ennesimo movimentino politico che si aggiunge agli altri che affollano l'area progressista. Ha la stessa ambizione di Rivoluzione Civile: una casa comune dei cittadini per cambiare l'Italia". Per questo si lavorerà a un documento politico "per una rivoluzione democratica", base per creare le condizioni affinchè nasca un nuovo soggetto politico più ampio di azione civile, dei movimento e dei partiti che fanno parte dell'attuale panorama. Anche perchè nessuno, ha detto ancora Ingroia, è riuscito a raccogliere il dato più importante: "La richiesta forte di cambiamento" che può essere portata avanti attraverso il "dialogo e il confronto". "Inadeguata", infatti, "è stata la risposta del Pd con il governo Letta e inadeguata la risposta di M5S chiuso al confronto". Primo appuntamento l'assemblea nazionale aperta al confronto del 22 giugno e intanto sul sito di Azione Civile al via la campagna di adesioni (che chiederà una cifra simbolica agli aderenti) per la nascita di questa iniziativa che avrà una struttura nuova e diversa, articolandosi in gruppi territoriali di radicamento e al contempo in "gruppi tematici trasversali". Il nodo "magistratura" - Quanto al suo incarico da magistrato, il nodo resta sul tappeto. "Per rispetto verso il Tar, che deve ancora decidere sul contenzioso tra me e il Csm e per rispetto alle decisioni che il Consiglio deve ancora prendere, non mi sembrerebbe giusto assumere posizioni nette e chiare oggi", risponde Ingroia a chi gli domanda se abbia deciso di lasciare la Magistratura. Il "movimento va comunque avanti a prescindere dal destino professionale di Ingroia", dice ancora e annuncia che "nel giro di un paio di settimane" si scioglierà la questione: "Se resterò in Magistratura è ovvio che dovrò fare un passo indietro rispetto all'attività politica in primo piano. Se sarò destinato alla procura di Aosta e il Tar non mi darà ragione dovrò trarne le conseguenze", aggiunge, sottolineando a chi gli prospetta la possibilità di un'azione disciplinare, già ora da parte della Cassazione: "Il movimento in grado di partire con le sue gambe e in questa conferenza stampa io sto solo facendo da portavoce" alla nuova iniziativa. E ciò non toglie che da magistrato in aspettativa possa "partecipare a dibattiti politico-culturali". Quindi aggiunge ancora: "di fatto non sto svolgendo nessuna funzione giudiziaria e, tranne questa conferenza stampa, nessuna attività politica". Ingroia ricorda anche che la sua storia di magistrato "con il massimo rispetto dei colleghi di Aosta, ha senso solo se potrò svolgere funzioni in linea con il mio passato professionale".