Lerner: D'Alema come Andreotti, sempre pronto alle trame e all'inciucio
Gad insinua la responsabilità di D'Alema nell'aver affossato Prodi. E quella telefonata di Napolitano prima di essere rieletto...
A Gad Lerner la bocciatura di Romano Prodi al Quirinale non è proprio andata giù. E se la prende, anche lui, con i 101 'traditori' che ne hanno affossato velleità quirinalizia del padre dell'Ulivo. Dal suo blog attacca a testa bassa Massimo D'Alema, dai più visto come il vero artefice della disfatta sul voto a Prodi. Con un post colmo di retroscena e insinuazioni, Lerner attacca a tutto campo il suo modo di fare politica. Avvelena la democrazia - Scrive Lerner: "Ieri pomeriggio Massimo D'Alema ha smentito di aver partecipato con Bersani e Franceschini a Montecitorio a una lunga riunione col presidente incaricato Enrico Letta". E con una punta di sarcasmo aggiunge: "Suppongo che D'Alema smentirebbe ugualmente di aver telefonicamente avvertito Romano Prodi della propria contrarietà alla sua candidatura al Quirinale, prima della fatidica votazione dei 101; o di essere stato consultato da parte di Napolitano, prima dell'accettazione del reincarico…". Poi l'affondo al vetriolo: "Vorrei dirgli che questa sindrome dell' 'eminenza grigia', o se preferisce del quadro politico così intelligente e così amato dalla base che tutti lo vogliono consultare sebbene privo di incarichi formali, compiace forse il suo ego ma avvelena la dialettica democratica". Ha rovinato il Pd - Ma non è tutto. Per Gad Lerner, Massimo D'Alema è un politico alla Giulio Andreotti, accostamento da lui inteso come deleterio, intento a tramare e complottare contro nemici esterni e soprattuto interni. Commenta Gad: "Non a caso fa sì che il più 'politico' dei leader della sinistra italiana venga sempre più frequentemente additato come interno a trame affaristiche. E lui s'illude di goderne, in termini di prestigio e di potere, forse nella convinzione che siamo il paese di Machiavelli e di Andreotti". Quindi la stoccata finale: "Purtroppo non si rende conto dei danni che ha procurato così facendo al popolo di cui si sente l'espressione più alta".