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Grilli e l'accusa pesante: "Casa pagata con soldi off shore"

Il titolare dell'Economia avrebbe pagato con fondi prelevati da un conto aperto all'Isola di Jersey. I legali: "Falso"

Giulio Bucchi
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  di Francesco De Dominicis twitter@DeDominicisF Probabilmente entro questa settimana si dovrebbe chiudere la sua esperienza di governo. Se il nuovo esecutivo vedrà la luce a stretto giro - come ambisce il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - per Vittorio Grilli si tratta dunque  degli ultimi giorni da ministro dell'Economia. Una coda avvelenata, tuttavia, dalla super inchiesta pubblicata ieri dal Sole 24 Ore. Certo c'è voluto qualche mese per fare luce sull'acquisto, da parte di Grilli, di una  casa di lusso nel quartiere Parioli di Roma. Il colpo, comunque, è stato assestato. L'inchiesta ha portato alla luce soldi prelevati da conti esteri alle Jersey Island (fra i paesi off shore)e pagamenti in contanti probabilmente con l'obiettivo di  sfuggire il fisco. Movimenti di denaro cash che sarebbero serviti sia per saldare una quota del prezzo della compravendita immobiliare del 2004  sia per i successivi lavori di ristrutturazione. Un giro di quattrini così complesso che il Sole24Ore definisce un «labirinto». Grilli, nello stesso articolo, si difende e spiega che tutte le operazioni sono state «trasparenti e regolari». Spiegazioni, quelle del ministro, che non riescono a smontare tutta l'inchiesta. Il quotidiano parte innanzitutto dal prezzo d'acquisto: le prime cifre circolate parlavano di poco più di un milione di euro (per una casa che da alcuni documenti risulta di 310 metri quadri)  «inferiore addirittura - scrive il quotidiano - all'ammontare del mutuo ricevuto da Mps per l'acquisto e la ristrutturazione».  Molti dettagli sono stati forniti dalla ex moglie di Grilli, Lisa Lowenstein. La faccenda dell'appartamento ai Parioli è spuntata nel braccio di ferro della causa di divorzio, conclusa da poco. Lowenstein ha fatto luce sui movimenti di denaro e sul reale valore di quell'appartamento con il chiaro obiettivo di alzare il valore dell'assegno di mantenimento. Di qui la sua verità. Secondo la quale  «il prezzo totale pagato per l'acquisto era molto più vicino a quello di mercato: circa 2 milioni e duecento mila euro. Ricordo - ha affermato l'ex signora Grilli - che una parte rilevante di quel pagamento è avvenuto con denaro proveniente da un conto offshore di mio marito con i soldi guadagnati nell'anno in cui ha lavorato per Credit Suisse a Londra». Il ministro, però, ribatte colpo su colpo. «Tutti conti in chiaro - assicura Grilli - Dichiarati. Su cui ho pagato tutte le tasse». I legali del ministri hanno spiegato alle agenzie di stampa che si tratta di «ricostruzioni false e denigratorie».  Vale la pena  spiegare che fino al 2004 vigeva un diverso sistema di tassazione delle compravendite immobiliare. Il «sistema»  prevedeva l'applicazione dell'imposta di registro sul prezzo dichiarato:  chiunque acquistava un immobile, per evitare un salasso, dichiarava il valore catastale “leggermente gonfiato” per disinnescare il rischio di un accertamento del fisco. Tale escamotage, però, imponeva il pagamento in «nero» di una fetta del prezzo. Ha funzionato così in tutta Italia, con il tacito assenso dell'amministrazione finanziaria, fino al 2008, quando la legge ha fotografato lo stato dei fatti: ora l'imposta si calcola sul valore catastale, a patto che il pagamento sia tutto tracciato (o assegni o bonifici).  Ma per Grilli il presunto «nero» non riguarderebbe solo l'acquisto. C'è pure un  capitolo ristrutturazione. Il ministro, ha scritto ancora il Sole24Ore citando i documenti del divorzio, «ha personalmente speso 118 mila euro per acquisto materiali edili da fornitori e 256 mila euro versati a mezzo bonifici bancari alla società incaricata della ristrutturazione». Per un totale di 374 mila euro. Ma altre carte dimostrano che il costo è stato decisamente maggiore e pari a 642 mila euro, con una metà dunque pagata in contanti, sfuggita probabilmente all'Iva.  Insomma, una questione spinosa. A  gennaio era stata l'agenzia di stampa americana Bloomberg a sollevare il polverone sui presunti pagamenti in nero del ministro. Adesso, dopo tre mesi, il quotidiano di Confindustria affonda la lama. La ferita avrebbe fatto più male qualche mese fa. Se fosse stata inferta, a esempio, a ridosso delle elezioni del 25-26 febbraio, avrebbe affossato il partito guidato dal premier Mario Monti. Ma le indagini giornalistiche richiedono tempo e Scelta civica, il cui risultato elettorale è stato comunque assai deludente, ha probabilmente evitato uno scivolone. Anche per Grilli, probabilmente, gli effetti saranno contenuti. Nessuno chiederà la testa del titolare dell'Economia. Oggi il Capo dello Stato darà l'incarico al nuovo Primo ministro  e la squadra di Governo giurerà al Quirinale entro pochi giorni. E per l'attuale inquilino di via Venti Settembre ci sarebbero  pronte poltrone d'oro nelle grandi banche d'affari internazionali.    

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