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Quirinale, Mineo: "No a Napolitano perché dico no a un nuovo Monti"

Il senatore ed ex giornalista Rai è stato il solo in assemblea democratica a votare contro il reincarico a Re Giorgio: "Con lui continuerà la politica del governo tecnico"

Giulio Bucchi
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Soltanto un onorevole ha avuto il coraggio, durante il voto dell'assemblea Pd, di dire no a Giorgio Napolitano al Quirinale: è Corradino Mineo, l'ex direttore di Rainews24 eletto al Senato in Sicilia. Oltre a lui, in quattro hanno preferito astenersi. Nicola Latorre è sicuro: "Un conto è il voto contrario in assemblea, legittimo. Ma ora a Montecitorio mi aspetto che tutti gli onorevoli del Pd votino compatti per Napolitano, come deciso a larga maggioranza". Il dubbio, legittimo, resta visto quanto accaduto per Romano Prodi, acclamato al Teatro Capranica e poi silurato in modo clamoroso in Aula. "Al netto di voci smentite sul fatto che la rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale comporterebbe un governo Amato con due vice, del Pd e del Pdl, mi chiedo quale sarà la politica del governo che nascerà dopo Napolitano - spiega lo stesso Mineo -. Credo che sarà la continuazione della politica del governo Monti che è disastrosa per la sinistra, nella quale io ancora credo, e per la necessità di una sinistra che sia al passo con i tempi". Dire no a Napolitano, dunque, per Mineo significa dire "no, grazie al governo Monti" e alla continuità con l'ultimo anno e mezzo di politica italiana. Idealismo? Anacronismo, incapacità di leggere il presente (e il futuro)? Forse tutto questo, ma perlomento Mineo ha il coraggio di dirlo, a differenza delle decine di franchi tiratori sfornati dal suo partito negli ultimi due giorni. 

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