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Sgarbi: "Muti al Colle. Berlusconi ci pensi"

Vittorio Sgarbi

L'intervista al critico d'arte: "Fece un concerto alla Camera e arringò i deputati come un vero presidente"

Andrea Tempestini
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di Enrico Paoli   «Quello che manca, in questo casino che è il Parlamento, è un direttore d'orchestra. Anche sul piano metaforico quella di Riccardo Muti sarebbe la figura chiave». Come esperto d'arte e uomo politico, Vittorio Sgarbi condivide quanto scritto ieri su Libero da Maurizio Belpietro: Muti ha grande prestigio e autorevolezza, è apprezzato in tutto il mondo. Può davvero essere l'uomo giusto per il Quirinale. Il maestro Muti non sembra tirarsi indietro dinanzi alla candidatura. «Affatto. Ho parlato a lungo con lui,  dopo l'intervista che ha fatto al Corriere della Sera (in cui criticava il Movimento Cinque Stelle, ndr). Mi è sembrato disponibile. Tanto che mi ha ricordato un esempio illuminante, oltre a quelli già noti di Václav  Havel e Léopold Sédar Senghor: quello di Ignacy Paderewski, il grande pianista polacco morto nel 1941, che fu primo ministro e durante l'attività politica continuò a suonare». Chi dovrebbe avanzare la candidatura di Muti? «Siccome Silvio Berlusconi è sempre rozzo, e a questo punto ho deciso di chiamarlo per dirglielo, l'eventuale proposta di Giorgio Napolitano di nominare Muti senatore a vita sarebbe la benedizione perfetta, anche perché così si farebbe perdonare la scelta di Mario Monti. Se a quel punto il Cavaliere indicasse Muti come presidente della Repubblica, creerebbe sconcerto e imbarazzo nel centrosinistra». Una proposta alla quale il centrosinistra non potrebbe dire no? «Mi sembra ovvio. L'identikit del moderato di centrodestra da eleggere Capo dello Stato non lo fai con Gianni Letta, con Antonio Martino o con lo stesso Berlusconi. Lo fai con un uomo libero le cui idee sono moderate».  Perché Napolitano dovrebbe nominare Muti senatore a vita? «Perché così gli aprirebbe la strada per la successiva nomina alla presidenza della Repubblica. Come ha fatto con Monti. Dopo la scomparsa di Rita Levi Montalcini, l'indicazione di Muti sarebbe l'ultimo atto del regno di Giorgio Napolitano. E poi, ripeto, sarebbe l'occasione per farsi perdonare la nomina di Monti a senatore a vita, che fu prodromica alla sua nomina a presidente del Consiglio». Crede davvero che Berlusconi possa seguire le indicazioni di Libero e Sgarbi, puntando su Muti? «Tutto il mondo conosce Muti, tutto il mondo lo ammira. Se Berlusconi lo facesse, tutto il mondo gliene sarebbe grato. Arrivati a questo punto potremmo iniziare a raccogliere le firme, mettendo all'angolo la sinistra». Berlusconi continua a dire che l'uomo giusto per il Quirinale è Gianni Letta. «Mettiamola così: se Letta dicesse “non io, ma Muti”, sarebbe quasi meglio che se lo dicesse Berlusconi. In questo momento la cosa più importante è buttare la palla nel campo dell'avversario, per vedere come reagisce». Al momento la sinistra pare intenzionata a proporre Romano Prodi. «Perché Bersani non ha nulla di meglio da offrire. Anche se quella di Prodi, a dire il vero, mi sembra un'ipotesi già tramontata». Come pensa che reagirebbero la sinistra e Bersani dinanzi alla candidatura di uno come Muti da parte di Berlusconi? «Secondo me rischierebbero di fare la figura dei cogl...i, perché uno come Muti non ce l'hanno». Che senso ha avuto allora, per Berlusconi, far uscire nomi come quelli di Franco Frattini e Marcello Pera? «Sono stati dei falsi allarmi che poi lo stesso Berlusconi ha negato. Il nodo è che il centrodestra deve fare un contropiede vero, deciso. Che non possono essere i nomi usciti sino ad ora. Il guaio è che il centrodestra non ha tutta questa gran mirabilia  di persone. Muti invece è mirabilia, ma al contempo non è politicamente targhettizzato». Muti è un moderato. «Il suo è l'identikit perfetto del candidato che dovrebbe indicare Berlusconi. Con l'ammirazione del mondo. L'Italia nomina Muti: un fatto epocale. Sarebbe il massimo». Muti. E poi, chi altri vede, di personaggi degni? «Ci sarebbe l'oncologo Umberto Veronesi, ma non piace ai grillini. Beppe Grillo lo ha sempre chiamato “Cancronesi”. Sarebbe difficile riuscire ad eleggerlo...». Veronesi è stato ministro in un governo di centrosinistra e senatore del Pd. «Tecnicamente quella di Veronesi sarebbe una candidatura di centrosinistra, ma potrebbe andar bene anche al centrodestra. Muti e Veronesi sono gli unici nomi spendibili per il centrodestra: di fronte a loro Bersani e gli altri rischiano di perdere definitivamente la faccia».  Vede con favore la candidatura di Emma Bonino, sostenuta anche da Mara Carfagna? «L'unico punto a suo favore è che si tratta di una donna. Di certo, la sua è una soluzione politica che non c'entra nulla con Berlusconi». Non sembrano esserci molte alternative, insomma. «Muti rappresenta l'attualità, la forza del momento. In pochi lo ricordano, ma due anni fa, quando andò a dirigere un concerto alla Camera, non si limitò a far suonare l'orchestra. Colse l'occasione per arringare i parlamentari, ricordando loro quanto sia importante la cultura. Parlò come se fosse stato il presidente della Repubblica, non l'ospite di turno».  

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