
Brunetta: "Monti, doppiezza morale e delirio di onnipotenza"

Il capogruppo del Pdl si scaglia contro il premier nel corso dell'informativa sul caso marò a Montecitorio
Le ore di un inglorioso tramonto, per Mario Monti. Il suo governo "apprezzato" all'estero proprio all'estero è morto. La figuraccia sui marò e il conseguente addio di Giulio Terzi ha scoperchiato il vaso di Pandora. E ora scorre veleno a fiumi. L'austero Professore, in aula alla Camera per riferire sulla figuraccia, ha attaccato l'ex titolare della Farnesina, accusato di essere bugiardo e opportunista. Quindi una frase che sa tanto di bandiera bianca: "Non vedo l'ora che sia finita". Cosa? La sua esperienza di governo, che alla luce di quanto appena accaduto per i nostri militari, anche secondo Giorgio Napolitano, non è più ripetibile. "Un fallimento" - Alla Camera il discorso di Monti è stato accompagnato da diversi brusii di fondo, dal sonoro malumore che si alzava dai banchi di quel centrodestra che ha sempre contestato la linea governativa sui nostri marò (ammesso che una linea sia mai esistita). Su tutti, però, ha prevalso il neocapogruppo, il pasionario Renato Brunetta. La sua critica parte dai marò, ma spazia su tutto l'operato dell'esecutivo tecnico: "La sua relazione è stata per metà grigia risposta burocratica e per l'altra metà uno scaricabarile inaccettabile. Il suo governo - sentenzia tranchant l'ex ministro - è stato un fallimento e la vicenda marò ne è l'emblema". "Doppiezza morale" - Questo è stato solo l'inizio di un crescendo rossiniano che ha galvanizzato i parlamentari azzurri. Brunetta riprende: "Lei ha basato tutta la sua azione politica sull'azzardo morale, sulla doppiezza morale solo per perseguire i propri interessi in un sobrio delirio di onnipotenza. Questa sua doppiezza morale - ha proseguito - non l'avevamo colta all'inizio, ci siamo fidati, invece dopo che ha finto di gradire la fiducia che le abbiamo dato l'ha usata come sgabello per la sua carriera politica, con l'obiettivo chiarissimo di eliminare il centrodestra per metterlo a servizio della sua ambizione. Lei può anche dimettersi ora, visto che lo avrebbe fatto pur di occupare il massimo scranno del Senato ed è stato convinto a non farlo a fatica da Napolitano", rivela il capogruppo del Pdl. Quindi la conclusione: "Ora si scusi con le famiglie dei marò e con gli italiani, doveva salvare l'Europa ma non è neppure riuscito a salvare se stesso".
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