Il Fatto, Travaglio sbrocca coi suoi lettori: "Cerebrolesi, nessuno vi obbliga a leggermi"
"A volte il popolo del web è una vera merda", aggiunge stizzito. E insulta: "dementi", "vomitate scemenze in libertà"
"Cari cerebrolesi, nessuno vi obbliga a leggermi". E' parte dell'incipit con cui Marco Travaglio, in un articolo pubblicato oggi, lunedì 18 marzo, sul sito de Il Fatto, sbrocca con i suoi elettori. Nell'articolo il giornalista torinese enuncia, dal pulpito rosso de Il Fatto, le leggi per poter commentare i suoi articoli. Scrive Travaglio: "C'è chi viene qui e nemmeno legge quello che scrivo", con tanto di esempio del lettore tipo. Ma è solo il riscaldamento. Continua infatti : "Poi ci sono i miei preferiti: i berlusconiani del Pdl, del Pd, di 5Stelle, di Sel, della Juventus, del Milan, dell'Inter, della Roma, dell'Acquapozzillo (ormai sono dappertutto): pretendono che io dia sempre ragione a loro, al loro partito e alla loro squadra, altrimenti significa che appartengo a un'altra squadra e non sono indipendente" e sbrocca: "L'idea che io possa pensare liberamente quel cazzo che voglio senza che nessuno me lo ordini nemmeno li sfiora". Popolo del web Travaglio è fiume in piena, chissà da quanto tempo aveva in mente di rimettere in riga i suoi lettori: "Altri pretendono addirittura di dirmi quello che devo scrivere, e quando, e con quali parole: e se non lo faccio subito sono un venduto, un servo eccetera", scrive, indignato, il giustiziere Travaglio. Poi l'affondo finale, mascherato da scuse alle persone 'sensate e raziocinanti': "Mi scuso con le tante persone sensate e raziocinanti che leggono e commentano, anche perché rischiano di essere ormai sopraffatte e silenziate da chi, profittando dell'anonimato e dell'alto numero di frequentatori della pagina e del blog, vomita scemenze in libertà (ma, prima di scriverle, vi leggete?)". Quindi via con gli insulti: "Credo che il solo sistema per riportare un po' di luce in questo manicomio sia di isolare i dementi e i disturbatori, evitando di rispondere ai loro messaggi e lasciandoli cuocere nel loro brodo, fino a esaurimento. Vediamo chi si stufa prima". Infine, l'amara scoperta: "E' ora di riconoscere che molte volte anche il mitico “popolo del web” è una bella merda". Benvenuto.