Cerca
Cerca
+

La penna rossa colta dal "Fatto": "La De Gregorio copia i nostri articoli"

Conchita De Gregorio

Guerra tra rossi. Da Mps a Finmeccanica e passando per Vatileaks, il "Fatto Quotidiano" elenca tutti gli scoop "ritardati" di Repubblica

Sebastiano Solano
  • a
  • a
  • a

Il Fatto contro La Repubblica, Marco Lillo contro Concita De Gregorio: guerra a colpi d'inchiostro tra i due giornalisti 'rossi', con il primo che accusa la seconda di fare degli "scoop ritardati". All'origine della fatwa lanciata dall'ex-giornalista de L'Espresso, anch'esso di proprietà di Carlo De Benedetti, l'articolo che la De Gregorio ha scritto ieri, giovedì 21 febbraio, sul dossier Vatileaks, che secondo Lillo sarebbe, almeno in parte, una riproposizione di ciò che il quotidiano di Antonio Padellaro e Marco Travaglio aveva già scritto. Gli scoop ritardanti di Repubblica - La prova, secondo il giornalista de Il Fatto, sarebbe l'erronea ricostruzione fatta da Conchita, che in un passaggio dell'articolo attribuisce a Monsignor Nicora una lettera in realtà scritta da Monsignor Viganò. Scrive la De Gregorio: "Alcuni alti prelati subiscono l'influenza esterna - noi diremmo il ricatto - di laici a cui sono legati da vincoli di natura mondana. Sono quasi le stesse parole che aveva utilizzato monsignor Nicora, allora ai vertici dello Ior, nella lettera rubata dalle segrete stanze nel 2012: quella lettera poi pubblicata colma di omissis a coprire i nomi".  Il sospetto - Non è un fatto secondario: la lettera è il perno attorno a cui ruota l'intero dossier. Come spiega Marco Lillo, però, Nicora non ha scritto nessuna lettera: "Forse Repubblica si riferisce a monsignor Carlo Maria Viganò, che ha scritto una lettera l'8 maggio 2011, nella quale si fa riferimento alla corruzione e ai furti, all'omosessualità in Vaticano, pubblicata dal Fatto, in esclusiva il 27 gennaio 2012 e ripubblicata dal sito Chiesa del gruppo Repubblica prima senza citazione per una svista, poi con citazione su nostra richiesta", suggerisce, ironicamente, il giornalista de Il Fatto. Poi, sempre riferendosi all'inchiesta sugli scandali della Santa Sede, Marco Lillo da un avvertimento ai lettori:"Se leggerete altre puntate dell'inchiesta, se Repubblica farà riferimento a documenti pubblicati da un quotidiano anonimo, magari sullo Ior o sull'antiriciclaggio, sappiate che quel quotidiano è il Fatto". I precedenti falsi scoop - Lillo è un fiume in piena ed è questa l'occasione per rompere gli argini e regolare tutti i conti in sospeso di una "guerra" - quella a chi è più anti-berlusconiano - iniziata con la fondazione del quotidiano di Padellaro. Dall'inchiesta Mps a quella relativa a Finmeccanica. Rifilando, una dopo l'altra, due stilettate, tra il sarcastico e il velenoso: "A Repubblica si usa così: se Mussari si dimette dall'Abi perché il Fatto pubblica carte che lo inchiodano, Repubblica riesce a pubblicare un pezzo di Andrea Greco che racconta delle dimissioni di Mussari e si elencano le sue malefatte finanziarie negli ultimi anni senza ricordare che talvolta - vedi Antonveneta - erano state decantate come capolavori dallo stesso giornale, quando Mussari era forte e il gruppo De Benedetti faceva affari con Mps. E senza spiegare le ragioni delle dimissioni".   

Dai blog